Oggi vi portiamo alla scoperta del trucco nell’antico Egitto, reso iconico nei tempi moderni con le rappresentazioni cinematografiche della regina Cleopatra. Il centro di tutto erano gli occhi, sottolineati dal Khol, una miscela fatta di minerali e grasso animale. Non solo bellezza: truccare gli occhi per gli antichi egizi aveva un significato molto più profondo, tra la salute e la spiritualità.
Nell’antico Egitto il trucco, specialmente quello applicato sulle palpebre, era destinato non solo alle donne, ma anche agli uomini. Tutte le classi sociali si truccavano, ma la qualità dei prodotti e la bellezza del risultato erano un indicatore di ricchezza.
Il cosmetico occhi più utilizzato era il cosiddetto Khol, che aveva la funzione del moderno eyeliner, ovvero sottolineare lo sguardo con un’impronta sulle tonalità tra il grigio e il nero. In antichità era composto principalmente da galena, malachite o solfuro di piombo, che veniva macinato su una tavolozza e mescolato con oli o grassi animali. Dopo aver realizzato un composto cremoso, questo veniva applicato nel contorno occhi con un bastoncino sottile, solitamente in avorio. Per completare il look si dipingevano anche le labbra, che assumevano le tonalità del rosso realizzato con pigmenti di argilla e grasso.
Diverse fonti come kallosgallery.com, sono concordi nel definire l’utilizzo del Khol non solo come una pratica abbellente, ma come espediente per proteggere gli occhi dai raggi potenti del sole e da possibili infezioni causate da polveri o insetti. Truccare l’occhio con il Khol era inoltre un modo per preservarlo da “attacchi” di tipo spirituale. Si credeva infatti che tenesse lontano il malocchio. In generale era un modo per onorare gli dei e tenere invece lontano gli spiriti cattivi. Il Kohl era associato alle divinità Horus, Ra e Hathor.
Le qualità medicinali erano garantite dagli ingredienti con cui si realizzava il Kohl, che hanno subito qualche piccola variazione nel tempo. Generalmente conteneva, tra gli altri, l’ossido di zinco, conosciuto come un potente filtro solare e il neem ricavato da una pianta nota per le sue proprietà antibatteriche.
L’importanza del Khol nella vita sociale e quotidiana e i suoi legami con la dimensione spirituale è testimoniata dal fatto che venisse sepolto nelle tombe assieme ai morti. Non solo si riteneva fosse utile nell’aldilà, ma gli si conferiva un ruolo per le funzioni religiose.
Oggi il Khol è ancora prodotto, ma la sua composizione è leggermente cambiata: si utilizza il carbonio amorfo o carbone organico invece del piombo. Alla polvere di carbone vengono spesso aggiunti oli vegetali.