di Céline Nadler
Lo scorso autunno i diplomatici statunitensi hanno iniziato a ricevere notizie secondo cui le guardie di frontiera in Arabia Saudita stavano uccidendo migranti africani, per lo più etiopi, che cercavano di attraversare il confine dallo Yemen, ma sono rimasti in silenzio.
Questa la denuncia fatta dal New York Times (Nyt), secondo cui i rapporti iniziali sono stati rafforzati a dicembre, quando funzionari delle Nazioni Unite hanno fornito ai diplomatici ulteriori dettagli sugli spari, sui bombardamenti e sulle torture delle forze di sicurezza saudite sui migranti, come hanno rivelato funzionari statunitensi che hanno parlato a condizione di anonimato al quotidiano newyorkese.
I massacri hanno iniziato a ricevere l’attenzione internazionale la scorsa settimana quando l’organizzazione Human Rights Watch (Hrw) ha pubblicato un rapporto che documentava come “le guardie di frontiera saudite hanno aperto il fuoco sui migranti etiopi mentre cercavano di attraversare lo Yemen, uccidendone centinaia l’anno scorso”. Il rapporto di 73 pagine di Hrw ha raccolto le testimonianze di etiopi che hanno tentato di attraversare il confine tra Yemen e Arabia Saudita tra marzo 2022 e giugno 2023. È arrivato due mesi dopo che il Mixed Migration Center (Mmc) aveva lanciato per la prima volta l’allarme sul massacro, allertando che esiste un “cimitero clandestino” nel nord dello Yemen vicino al confine saudita con i resti di un massimo di 10.000 migranti.
Secondo il Nyt, tra i diplomatici informati dalle Nazioni Unite c’era Steven Fagin, l’ambasciatore statunitense in Yemen. L’Onu avrebbe inoltre condiviso informazioni con altri esponenti del Dipartimento di Stato e con diplomatici provenienti da Francia, Germania, Paesi Bassi, Svezia e Unione Europea.
Il Nyt ha inoltre osservato che nello Yemen gli omicidi al confine sono ampiamente conosciuti. Alcuni attacchi vengono riportati dalla televisione yemenita e molti feriti vengono curati negli ospedali yemeniti.
Un rapporto dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni del 2020 ha rilevato che la maggior parte dei migranti etiopi si è spostata per ragioni socioeconomiche, sperando di guadagnare di più in Arabia Saudita. Molti cercano anche di sfuggire a una sanguinosa guerra civile tra le forze governative e il Fronte di liberazione popolare del Tigray che infuria dal 2020 e ha provocato almeno 600.000 morti. Gli etiopi intraprendono il pericoloso viaggio in barca da Gibuti ad Aden, sulla costa yemenita, anch’essa dilaniata dalla guerra, per raggiungere il confine saudita.
Il quotidiano newyorkese osserva che proprio a dicembre quando sono state rese note le notizie degli omicidi, il presidente Joe Biden e i suoi collaboratori erano impegnati a convincere i funzionari sauditi a ristabilire le relazioni diplomatiche con Israele, il che rappresenterebbe un risultato significativo in vista delle elezioni presidenziali del 2024.
L’Arabia Saudita è inoltre uno dei principali acquirenti di armi statunitensi.