di Andrea Spinelli Barrile
Dopo 22 anni, la Missione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per la stabilizzazione della Repubblica democratica del Congo (Monusco), ha concluso definitivamente le sue operazioni nella regione del Sud Kivu.
All’aeroporto di Kavumu, una trentina di chilometri a nord di Bukavu, si è tenuta nei giorni scorsi una cerimonia alla presenza della prima ministra congolese Judith Suminwa, durante la quale la Monusco ha presentato la donazione di parte del suo patrimonio congolese al governo locale, dal valore di circa 10 milioni di dollari. La Monusco infatti cede un elicottero e un eliporto di nuova costruzione a Rutemba, vicino Uvira che da soli valgono 1,5 milioni.
Di fronte a diverse centinaia di funzionari congolesi e delle Nazioni unite, il capo della Monusco Bintou Keita ha elogiato i risultati di 22 anni di presenza della missione Onu nel Sud Kivu: “Dal 2002, la presenza della Monusco nel Sud Kivu ha fornito protezione fisica diretta alle popolazioni più di 3 milioni di persone. Ha contribuito a smobilitare più di 4.600 combattenti e bambini associati a gruppi armati e ha raccolto e distrutto più di 44.000 munizioni ed esplosivi. Inoltre, la missione ha svolto un ruolo importante nei processi elettorali trasportando 30.000 kg di materiale elettorale nelle circoscrizioni elettorali durante le elezioni presidenziali dello scorso anno”
Il governo congolese ha rassicurato il Paese sull’intenzione di assumere completamente e integralmente le attività che fino ad oggi ha svolto la Monusco “con il sostegno delle agenzie e dei sistemi delle Nazioni Unite”, una tabella di marcia da 59 milioni di dollari la cui attuazione inizia il 1 luglio.
In realtà, come hanno commentato diversi osservatori internazionali, quella della Monusco è una missione controversa che di fatto non ha portato alla stabilizzazione del Paese, dove sono attivi gruppi armati che si contendono il controllo di risorse minerarie strategiche.