Le autorità del Sud Sudan hanno consegnato al Kenya sette degli 11 prigionieri politici arrestati all’indomani del presunto colpo di stato del 15 dicembre, ad opera dell’ex vicepresidente Riek Machar. Lo ha dichiarato il presidente Uhuru Kenyatta in una conferenza stampa dalla capitale keniana, alla quale erano presenti anche i sette politici sud-sudanesi: Deng Alor Kuol, ex ministro degli Esteri sudanese, Geir Chuang, ex ministro sudanese degli Interni, Cirino Hiteng, ex ministro della Cultura, Kosti Manibe, ex ministro delle Finanze, John Luk Jok, ex ministro della Giustizia Madut Biar Yel, ex ministro delle Telecomunicazioni e Chol Tong Mayay, ex governatore dello stato di Lakes.
Prendendo la parola a nome di tutti, l’ex ministro della Giustizia John Luk ha detto: “Vogliamo dire al mondo che non siamo dei traditori e che non consideriamo il presidente Salva Kiir un nostro nemico. Vogliamo che la pace torni a regnare nel nostro paese e non portiamo rancore, siamo solo tristi per quanto è accaduto”.
Luk Jok ha quindi ringraziato Kenyatta “per aver portato, con i suoi sforzi, alla nostra liberazione”. Il campo di Machar aveva posto la liberazione dei prigionieri come precondizione al dialogo con il governo e ad un cessate-il-fuoco che ponesse fine agli scontri in corso da oltre un mese. Secondo un portavoce del governo di Juba, anche a Nairobi i sette saranno “sotto custodia” e dunque, non pienamente liberi.
Gli altri quattro oppositori tuttora detenuti – Pagan Amum, ex segretario generale dell’Splm, Oyai Deng Ajak, ex ministro della Sicurezza nazionale, Ezekiel Lol Gatkuoth, ex ambasciatore di Juba negli Stati Uniti e Majak Dagoot, ex viceministro della Difesa – oltre allo stesso Machar, alla macchia da settimane, saranno invece giudicati per “tradimento e tentato colpo di stato”.
La questione dei prigionieri rischia ancora di far saltare la fragile tregua raggiunta il 23 gennaio dopo tre settimane di negoziati ad Addis Abeba. In queste ore fonti vicine al presidente Kiir hanno lasciato intendere che esiste la possibilità di un’amnistia nei loro confronti ma non prima che l’iter giudiziario abbia compiuto il suo percorso. – Misna