La prima richiesta di impeachment contro un presidente sudafricano dalla fine dell’apartheid si è infranta contro la solida maggioranza di cui dispone in parlamento il partito di Jacob Zuma, l’African national congress (Anc).
Ieri la camera bassa dell’Assemblea nazionale ha respinto in una seduta piuttosto agitata – assente Zuma – la mozione presentata dal principale partito di opposizione, la Democratic alliance: 223 voti a 143. L’Anc giudica che il presidente non abbia commesso «gravi violazioni» della Costituzione. come sostiene invece una sentenza emessa la settimana scorsa dall’Alta corte sudafricana, nella quale si sostiene che Zuma avrebbe dovuto restituire i soldi pubblici usati per ristrutturare la sua residenza a Nkandla (da cui «Nkandlagate») ma non lo ha mai fatto.
Per costringere il leader dell’Anc al passo indietro serviva una maggioranza di due terzi, ovvero 267 voti. E unendo i seggi di tutte le forze di opposizione si arriva al massimo a 151. Il nuovo caso ha comunque scosso anche i ranghi dell’Anc e dei suoi alleati, il Partito comunista (Sacp) e il sindacato Cosatu, all’interno dei quali cresce il disagio nei confronti di Zuma.
(06/04/2016 Fonte: Il Manifesto)
