Di Carmen Forlenza – Centro studi AMIStaDeS APS
La guerra civile in corso in Sudan si caratterizza per un forte coinvolgimento di forze straniere a supporto dei contendenti. Tra le risorse messe a disposizione dagli Emirati Arabi per le Forze di Supporto Rapido ci sono anche mercenari provenienti dalla Colombia, assoldati, almeno in alcuni casi, con l’inganno.
In Sudan è in corso dall’aprile 2024 una guerra civile tra i due generali che controllano il Paese dal colpo di stato del 2021, che ha deposto il dittatore Omar al-Bashir in seguito a forti proteste da parte della cittadinanza. Abdel Fattah al-Burhane a capo dell’esercito regolare o Forze armate sudanesi (Fas) si scontra con Mohamed Hamdane Daglo, noto come Hemetti, a capo delle Forze di supporto rapido (Fsr).
Gli Emirati Arabi sono uno dei principali attori esterni coinvolti nel conflitto:sostengono le Fsr anche se non ufficialmente e hanno negato più volte le accuse presentate da esperti dell’ONU e da varie organizzazioni umanitarie sul loro ruolo nella guerra. Anche la Russia ha sostenuto con armi e uomini le truppe ribelli, attraverso il gruppo di mercenari Wagner. Dal lato delle forze regolari di al-Burhane c’è invece l’Egitto.
Nel novembre 2024 un’inchiesta della piattaforma giornalistica colombiana La Silla Vacía ha fatto luce sul reclutamento di almeno 300 ex soldati colombiani nel conflitto sudanese. A dare inizio all’inchiesta un video pubblicato su internet il 20 novembre da una milizia filogovernativa. Questa aveva trovato, durante l’attacco ad un convoglio che trasportava armi, il passaporto e altri documenti di Christian Lombana Moncayo, un ufficiale di nazionalità colombiana in pensione, in un’area di frontiera tra il Sudan e la Libia. Pochi giorni dopo, un comunicato delle Fas annunciava l’uccisione di 22 mercenari colombiani in un attacco con droni alle Fsr in Darfur.
Secondo le testimonianze anonime raccolte durante l’inchiesta colombiana, i mercenari sarebbero stati ingaggiati dalla società di collocamento transnazionale International Services Agency A4SI con sede in Colombia, per svolgere attività di sicurezza presso strutture petrolifere negli Emirati Arabi, con uno stipendio mensile tra i 2.600 e i 3.400 dollari al mese. A4SI è collegata al colonnello in pensione Alvaro Quijano, residente a Dubai. Secondo testimonianze anonime inviate ai giornalisti colombiani, un primo reclutamento sembra avvenire infatti su gruppi Whatsapp di militari ed ex militari dal carattere informale, dove appaiono le prime offerte inoltrate da persone di alto rango.
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Gli ex militari colombiani avrebbero viaggiato dalla Colombia a Dubai, e dagli Emirati Arabi in aereo fino alla città di Bengasi, in Libia, per poi viaggiare in convoglio nel deserto libico e unirsi alle Fsr per prendere parte al conflitto. Dalle testimonianze audio e video raccolte dai media colombiani, i primi mercenari sarebbero arrivati nel settembre 2024 nel Darfur, da tempo sotto il controllo delle Rsf per raggiungere secondo il piano una presenza totale di 1500-1800 uomini.
La presenza di ex militari colombiani in conflitti esteri non è un fenomeno nuovo, ma questa attuale in Sudan sembra fare eccezione per l’inganno subito da alcuni, se non tutti, i combattenti sudamericani rispetto alle caratteristiche del lavoro. La Colombia conta infatti con un gran numero di soldati ed ex soldati che hanno combattuto nel conflitto interno o nella guerra contro il narcotraffico, spesso formati dagli Stati Uniti in programmi congiunti, che al momento di ritirarsi dalla vita militare contano con scarse entrate e poche opportunità formative e lavorative. Per questi soggetti possono essere molto allettanti proposte di interventi all’estero, con pagamento in dollari. Una presenza di mercenari colombiani è stata documentata sia nelle missioni degli Stati Uniti in Afghanistan e Iraq, sia più di recente nella guerra tra Russia e Ucraina. Mercenari colombiani sono stati anche assoldati nel conflitto in Yemen, sempre attraverso gli Emirati Arabi.
I colombiani non sono gli unici mercenari presenti, registrandosi anche presenze da Repubblica Centrafricana, Chad e Niger.I primi risultano però essere particolarmente richiesti per la loro familiarità con armi e tecnologie statunitensi e della NATO, utilizzate nei programmi di lotta al narcotraffico capeggiati dagli Stati Uniti.
Il presidente colombiano Gustavo Petro ha dichiarato che questa pratica di arruolamento ingannevole di ex soldati deve essere proibita, e che se da un lato la Colombia è responsabile di migliorare le condizioni di vita dei reduci, dovrebbe essere legalmente punito chi fa in modo di versare sangue colombiano in terre e conflitti stranieri. I primi giorni del mese di dicembre dello scorso anno il ministro degli esteri colombiano, Luis Gilberto Murillo, in una telefonata ufficiale al suo omologo sudanese, Ali Yusuf, ha presentato le scuse ufficiali per il coinvolgimento di suoi connazionali nel conflitto in Sudan.
Su impulso del governo colombiano, inoltre, sta muovendo i primi passi una proposta di legge per criminalizzare le organizzazioni “che strumentalizzano il personale militare in pensione” prendendo esempio dalla Convenzione internazionale contro il reclutamento, l’utilizzazione, il finanziamento e l’istruzione di mercenari delle Nazioni Unite del 1989, adottata finora solo da una trentina di Paesi.
Da parte africana, tenendo conto che l’uso di mercenari in conflitti interni non è un fenomeno recente, decennali sono anche i tentativi di contenerlo. Infatti l’Organizzazione dell’Unità Africana (OAU), antesignana dell’Unione Africana, aveva già siglato una Convenzione per l’eliminazione del mercenarismo in Africa nel 1977. Questo documento che contiene un’ampia definizione di mercenari e delle loro attività nel continente, identifica il mercenarismo come un fenomeno importato e non locale, uno strumento di attori esterni utilizzato per rimuovere forze e leader politici ostili ai loro interessi.
Al trattato, ratificato da 32 Stati, tra i quali il Sudan, mancano però strumenti operativi per il monitoraggio e la gestione del fenomeno, che con la globalizzazione odierna, che ha soppiantato le logiche bipolari della Guerra Fredda, vede l’arrivo di nuovi attori in Africa, sia dalla parte dei committenti, come gli Emirati Arabi, che dai mercenari, come gli ex soldati colombiani.