di Céline Camoin
Potrebbero essere presentati al procuratore beninese già oggi i cinque nigerini arrestati in Benin con l’accusa di essere entrati illegalmente nel terminal dell’oleodotto Seme-Kpodji, e sospettati di pianificare atti contro la sicurezza dello Stato del Benin, in un contesto di forte tensione bilaterale, oltre che regionale.
I cittadini arrestati sono membri di una missione ufficiale, di supervisione del carico di petrolio, della società cinese Wapco-Niger (West African Pipeline Company). Niamey accusa il Benin di aver sequestrato i membri della missione illegalmente.
Due ex capi di Stato beninesi, Nicephore Soglo e Boni Yayi, si sono incontrati per discutere di questa crisi, forse in un tentativo di mediazione.
Il giornale nigerino L’Enquêteur, in un articolo a firma di Mahamadou Harouna, narra ai suoi lettori un ‘dietro le quinte’ fatto di inganni, tangenti e accordi segreti tra la Wapco e le autorità beninesi. Il giornale cita il nome del presidente Patrice Talon, al quale sarebbero stati offerti “a titolo personale, 11.000 litri di petrolio a ogni carico”, per chiudere gli occhi sugli inganni nell’export di petrolio nigerino.
L’Enquêteur sostiene che al primo carico di greggio il 19 maggio sono stati immessi più del milione di litri concordato, senza l’occhio di supervisione dei delegati nigerini. Accusa i cinesi di voler truffare, regolarmente, i nigerini intorno a questo business del petrolio. L’arresto dei cinque membri della Wapco Niger sarebbe quindi, secondo il giornale investigativo, stato pianificato per impedire ai controllori di scoprire le manovre fraudolenti.
L’articolo nella sua versione cartacea circola su X.
Wapco Niger e Benin sono filiali della China National Petroleum Corporation (Cnpc), la compagnia petrolifera nazionale cinese, responsabile dell’estrazione del petrolio nigerino ad Agadem. A Seme-Kpodji, nel sud-est del Benin, gestisce il terminal che permette l’esportazione del petrolio greggio via nave.