Un gruppo di avvocati africani membri dell’African bar association ha annunciato martedì di avere presentato lettera di protesta formale alla Corte penale internazionale (Cpi), accusandola di pregiudizi razziali nel caso del miliziano e terrorista ugandese Joseph Kony (nella foto), per aver rifiutato di prendere in considerazione candidati africani nella scelta di un avvocato per questo caso.
La lettera, datata 26 agosto, è stata resa nota soltanto ieri dall’associazione: i legali africani sostengono che la Cpi non abbia adottato una procedura di selezione trasparente per trovare un avvocato difensore a Kony, “perché l’intero processo è motivato da ragioni razziali e condotto in estrema segretezza per negare a qualsiasi africano l’opportunità di essere selezionato”. I legali lamentano una scarsa trasparenza nel processo di selezione, nonostante le richieste già avanzate di accesso agli atti e di trasparenza, e avanzano il sospetto che la Corte “sia diventata un rifugio per opportunità di lavoro solo per legali europei”.
Secondo l’associazione, oltre 72 avvocati di tutto il mondo hanno chiesto di poter partecipare al processo ma soltanto tre africani (un keniano, un liberiano e un ugandese) sono stati inclusi nel processo di selezione, al termine del quale comunque il legale scelto è stato il britannico Peter Haynes, sulla cui competenza i colleghi africani sollevano dubbi.