Il Triangolo del Vaal è il nome di una regione sudafricana conosciuta per il pericoloso incrocio di agenti inquinanti provenienti dalla vicinanza tra un’acciaieria, una centrale elettrica a carbone e uno stabilimento petrolchimico. Diverse fonti sono concordi nel definirla la regione più inquinata al mondo. Quasi due milioni di residenti vivono a contatto giornaliero con un’altissima concentrazione di emissioni microscopiche note come PM2.5. Una situazione allarmante che, come riporta un articolo del Daily Maverick, evidenzia la dipendenza del mondo da petrolio, acciaio e dal carbone, a discapito della salute.
Un fitto velo di fumo ammanta la regione sudafricana definita Triangolo del Vaal, a soli cinquanta chilometri dalla capitale. Le ragioni di questa coltre di inquinamento riguardano il deleterio incrocio tra la più grande acciaieria d’Africa, situata in questa zona, la centrale elettrica a carbone di Lethabo e stabilimento petrolchimico a Sasolburg, situato più a sud. Il fumo e l’odore di cui è pregna l’aria sono grossi campanelli d’allarme che chi passa da quelle zone non può non notare.
La situazione è alquanto complessa perché, riporta la medesima fonte, da una parte queste strutture sono una fonte fondamentale di lavoro per migliaia di persone, nel Sudafrica con un tasso di disoccupazione alle stelle. Ma il prezzo da pagare per un lavoro è davvero troppo alto, soprattutto nella città di Vereeniging. Secondo un’analisi Bloomberg Green la città di Vereeniging registra regolarmente la più alta concentrazione di PM2.5.
Si contano a centinaia le morti premature, le malattie respiratorie, tumori che colpiscono la popolazione costretta a vivere in questo triangolo d’inquinamento.
Dai primi duemila il governo sudafricano si interfaccia con questa problematica e ultimamente sono stati fissati dei nuovi limiti per le emissioni che saranno in vigore dal prossimo anno, riporta Bloomberg. C’è in corso un piano di finanziamento da parte delle nazioni più ricche al mondo per sostenere il Sudafrica nella conversione della produzione di energia in maniera più sostenibile e l’abbandono definitivo del carbone. L’impianto di Lethabo, tra i più inquinanti, si prevede chiuda nel 2036.
Foto: Afp