È stato ampiamente ripreso e commentato l’intervento fatto ieri dalla ministra congolese degli Affari esteri, Therese Kayikwamba Wagner (nella foto) davanti al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite a New York, durante una sessione dedicata alla crisi nella Repubblica Democratica del Congo.
Rispondendo alle dichiarazioni del collega ruandese, la ministra ha precisato di “non incolpare il Ruanda per tutti i mali di cui soffre la Rdc” ma per “la presenza illegale delle sue truppe sul nostro territorio” e per una serie di atrocità come il massacro di Kishishe del 29 novembre e il bombardamento del campo profughi di Mugunga, che ha causato la morte di almeno 35 civili lo scorso maggio, il “saccheggio sistematico delle nostre risorse naturali e gli attacchi contro il soldati della pace delle Nazioni Unite e della Sadc”.
Ha accusato il Ruanda di violare la Carta delle Nazioni Unite, sottolineando che tutti i crimini citati non sono il frutto di divergenze bilaterali, e sono documentati da rapporti dell’Onu. “È vero, come dice il Ruanda, siamo confrontati a numerosi gruppi armati, ma la complessità della nostra situazione non deve essere usata come giustificazioni alle violazioni della nostra sovranità”, ha insistito la ministra di Stato, precisando che il Ruanda non ha alcun diritto di intervenire nella situazione interna. Ha smentito il Ruanda sull’argomento che l’M23 è un movimento di difesa di una minoranza, la lo ha accusato di essere un movimento che attua una strategia dettata dagli interessi del Ruanda, principalmente per il controllo delle risorse e l’indebolimento della sovranità congolese. “Il Ruanda non è, e non sarà mai, il poliziotto della regione dei Grandi Laghi”.
La ministra ha poi denunciato la lentezza ruandese nel rispettare gli impegni nel processo di Luanda. Ha riaffermato l’impegno della Rdc nel processo di pace sotto la mediazione dell’Angola e ha sostenuto il rinnovo del mandato della Monusco per rafforzare la stabilità regionale.