a cura di Stefania Ragusa
Pubblicato 12 anni dopo Città aperte, uscito sempre per Einaudi, questo romanzo di Teju Cole (foto di apertura), appare assimilabile a un puzzle esistenziale, che fa dialogare l’arte e la storia, la memoria e le immagini con le vicende personali del protagonista. La narrazione inizia con Tunde, docente di fotografia di Harvard nato in Nigeria, sulla scrivania di casa Le città invisibili di Calvino e l’epopea di Sundjata Keita, che insieme alla sua compagna, Sadoko, entra in un negozio di antiquariato nel Maine. Lì vede “un assortimento di maschere e sculture in legno, tre riconoscibilmente africane”. La sua mente comincia a scavare nella complessa storia coloniale e a fare collegamenti arditi tra opere d’arte e pezzi di cultura. Tremore è più che un romanzo. Contiene la relazione tra Tunde e Sadoko, e la intreccia apparentemente senza sforzo con una riflessione di spessore sulla percezione e la funzione dell’arte, sulle origini, la provenienza, la decolonizzazione, il razzismo.
Tremore di Teju Cole, Einaudi, 2024, pp.2016, € 19.50