In Sud Sudan si stima che oltre sette milioni di persone si troveranno ad affrontare un’insicurezza alimentare acuta da qui a luglio, tra cui pazienti che convivono con la tubercolosi (Tbc) e/o l’Hiv, che sono particolarmente colpiti, perché l’intensità della cura può essere difficile da sopportare a stomaco vuoto. E’ quanto ha denunciato Medici senza frontiere (Msf), spiegando che se alcune persone sopportano forti dolori, altre decidono di ridurre o addirittura di interrompere il trattamento, mettendo a rischio la propria vita.
“Nessuno dovrebbe essere costretto a scegliere tra assumere farmaci salvavita e vivere senza dolore – ha dichiarato l’organizzazione in una nota – eppure questa è la situazione che sempre più persone che convivono con la tubercolosi e/o l’Hiv devono affrontare a Leer, nello Stato Unity. Mentre la cura può comportare l’assunzione di fino a otto pillole al giorno e, nel caso delle persone affette da Hiv, dura per il resto della vita, i pazienti devono fare i conti con la mancanza di cibo, che può causare forti dolori e vertigini. Alcune persone scelgono quindi tra assumere i farmaci e soffrire ogni giorno, oppure interromperli e vedere la loro salute peggiorare”.
“L’insicurezza alimentare sta diventando un problema – ha detto Daniel Mekonen, responsabile dell’équipe medica di Msf a Leer – abbiamo oltre 600 pazienti co-infetti da tubercolosi e Hiv, e molti di loro ci dicono che non possono più seguire adeguatamente il trattamento a causa della mancanza di cibo. Lo riducono o lo interrompono finché la situazione non migliora. E questo non è senza conseguenze. Stiamo ricevendo più pazienti in uno stadio avanzato della malattia, in condizioni gravi che rendono molto difficile il trattamento, e altri stanno sviluppando resistenza agli antimicrobici”. Mekonen ha espresso quindi l’allarme “a livello nazionale per la continua diffusione dell’Hiv e della tubercolosi in Sud Sudan”.