Continua, lentamente e con un altro rinvio, la diatriba giudiziaria romana per la cantante maliana Rokia Traoré. Ieri si è tenuta un’udienza sul caso presso la Corte di cassazione di Roma, che doveva pronunciarsi sulla concessione o meno degli arresti domiciliari in Italia per la cantante maliana, in attesa che la Corte d’appello di Roma si pronunci sulla possibile estradizione in Belgio. La Cassazione tuttavia si è rifiutata di pronunciarsi e i giudici hanno rinviato il caso alla Corte d’appello che, nei prossimi giorni, dovrebbe decidere.
Rokia Traoré è stata arrestata il 20 giugno scorso al suo arrivo all’aeroporto di Fiumicino per effetto di un mandato di cattura europeo richiesto da un tribunale del Belgio e da allora si trova detenuta nel carcere di Civitavecchia, vicino Roma, in attesa che la Corte decida sul suo destino: estradizione in Belgio o libertà. Traoré, che era arrivata a Roma il 20 giugno per un concerto al Parco archeologico del Colosseo, è infatti protagonista di una diatriba con l’ex-compagno Jan Goosens sull’affidamento della figlia. Un tribunale belga, nel 2019, ha affidato la bambina, che oggi ha nove anni, al padre, ex-direttore del Festival di Marsiglia, ma un tribunale maliano ha invece affidato la piccola alla madre. A marzo 2020 Traoré è stata arrestata in Francia e posta sotto controllo giudiziario in attesa che le autorità francesi e belghe si accordassero per la consegna della minore. Il Covid però ha reso tutto molto complicato e Traoré, a maggio 2020, è riuscita a partire clandestinamente con un volo privato per Bamako, lasciando le autorità giudiziarie e doganali francesi nell’imbarazzo.
Da qui il rischio di fuga. Tuttavia, la Corte d’appello di Roma ha già dato ragione, in parte, alla legale di fiducia dell’artista maliana, l’avvocata Maddalena Del Re, che ha dimostrato che in Belgio Rokia Traoré è stata condannata in un processo in contumacia e senza la presenza di un avvocato che la rappresentasse. Una procedura consentita dal codice di procedura penale belga ma stigmatizzata persino dalla Corte costituzionale di Bruxelles, ragion per cui la Corte d’appello ha chiesto alla Corte di giustizia europea di decidere se sussista o meno una grave violazione dei diritti dell’artista maliana, violazione che se riconosciuta dalla Corte europea annullerebbe l’intero procedimento.
Su Open Petition, il Free Rokia Traoré committee ha messo online una petizione e una raccolta fondi per chiedere la liberazione dell’artista maliana, “per aiutare a garantire la liberazione di Rokia e attirare l’attenzione su questa ingiustizia”, al fine garantirle “un giusto processo e amplificare le voci di molte altre donne e bambini in situazioni simili”.