L’Unione europea (Ue) ha invitato il Senegal a “ripristinare il calendario iniziale” delle sue elezioni presidenziali, affermando, ieri, che il rinvio al 15 dicembre “offusca la lunga tradizione di democrazia” del Paese. “L’Ue è molto preoccupata per il rinvio del voto presidenziale. Questo rinvio offusca la lunga tradizione democratica del Senegal e apre un periodo di grande incertezza”, ha dichiarato Nabila Massrali, portavoce della Commissione europea.
Il Parlamento del Senegal ha approvato lunedì un disegno di legge che rinvia di quasi dieci mesi il voto inizialmente previsto per il 25 febbraio, decisione fortemente contestata dall’opposizione. L’Ue “esorta la classe politica ad adottare rapidamente le misure necessarie per ripristinare il calendario elettorale in conformità con la costituzione del Senegal e la carta della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale.
Preoccupata per “gli impatti sulla stabilità e sulla coesione sociale”, l’Ue “si rammarica che questa importante decisione, che riguarda un momento chiave dell’esercizio democratico (…) sia avvenuta senza una stretta consultazione di tutti gli attori politici in modo inclusivo e trasparente”, ha insistito Nabila Massrali.
Centosedici intellettuali e docenti o esperti senegalesi di alto livello hanno co-firmato un testo molto duro nei confronti del rinvio delle elezioni presidenziali deciso dal presidente Macky Sall e confermato da un volto parlamentare dal quale sono stati esclusi esponenti dell’opposizione.
“Questo 3 febbraio 2024, il presidente Macky Sall, interrompendo all’ultimo minuto e illegalmente il processo elettorale, ha fatto precipitare il Paese in un torpore senza precedenti e lo ha lanciato in un’avventura dal futuro più che incerto. Il piano di liquidazione della democrazia senegalese, che il regime in carica porta avanti da una dozzina di anni, trova la sua conclusione in questo atto di annullamento del processo elettorale. Per accuse di corruzione, finora infondate, di membri del Consiglio costituzionale, il presidente della Repubblica, con la complicità di una maggioranza circostanziata dell’Assemblea nazionale, ha finito di corrompere in modo duraturo la nostra tradizione democratica interrompendo brutalmente l’attuale processo elettorale. Tuttavia, allo stato attuale delle cose, nulla nel quadro istituzionale gli conferisce prerogative. Niente nel singolare percorso del Senegal potrebbe servire da mezzo per realizzare un simile atto che rischia di segnare un prima e un dopo, per la storia del Senegal indipendente. Il presidente Macky Sall ha finito di assestare un colpo formidabile al calendario repubblicano che era la singolarità e l’orgoglio del Senegal e costituiva il barometro della vitalità del nostro sistema politico”, si legge.
La decisione con cui il presidente Macky Sall ha abrogato il decreto n. 2023-2283 del 29 novembre 2023 che convoca l’elettorato per le elezioni presidenziali del 25 febbraio 2024 è, “senza dubbio, in contrasto con i principi elementari del diritto e della democrazia. Le argomentazioni a sostegno di tale decisione sono false e inconsistenti e la decisione stessa viola letteralmente diverse disposizioni costituzionali”.
“La vera crisi è quella che deriverà da questa decisione senza precedenti che mette in discussione il calendario elettorale e di cui egli è l’unico promotore e, in ultima analisi, responsabile”, affermano i firmatari nella lunga missiva, di cui pubblichiamo solo alcuni stralci.
“La decisione di Macky Sall costituisce una sfida alla Costituzione che prevede all’articolo 92 che le decisioni del Consiglio costituzionale sono vincolanti per tutte le autorità amministrative e giurisdizionali. Si tratta senza dubbio di un rifiuto di applicare la decisione del Consiglio che stabilisce la lista dei candidati per le elezioni presidenziali.
“È ovvio che da diversi anni questo regime ci tiene in una crisi quasi permanente: sparizioni di soldati in circostanze oscure, morte di manifestanti, intimidazioni, arresti, orde di delinquenti, molestie legali, appropriazione indebita, corruzione, smentite, impunità. Oggi, per gli interessi di un uomo e di un clan, con il fallace pretesto di una crisi istituzionale, il Senegal è semplicemente regredito gravemente nella sua storia democratica”.