È l’Africa, dal Sudan e dalle altre crisi al problema del debito che pesa come un macigno sul continente, a sollecitare il Vaticano e il mondo cattolico a tenere sempre acceso il riflettore su temi che troppo spesso sono esclusi dalle prime pagine e dal dibattito politico. Il profitto non è “l’unico” criterio per misurare l’economia: quello “principale” è la dignità della persona umana. È quanto messo in risalto dall’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati e le Organizzazioni internazionali, nel suo intervento all’evento a Ginevra dedicato al tema “Una questione di giustizia: la remissione del debito nell’anno giubilare”, organizzato dalla missione permanente di osservazione della Santa Sede e dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per il commercio e lo sviluppo. Quasi la metà della popolazione mondiale difatti è sotto pressione del debito.
A parlare è la drammaticità dei numeri resi dall’alto prelato sulla base di fonti internazionali: 3,3 miliardi di persone vivono in Paesi che spendono più per il rimborso del debito che per la sanità o l’istruzione. E durante la pandemia, che in generale ha aumentato la povertà, gli Stati africani hanno speso 39 dollari a persona per la sanità, contro i 70 destinati al pagamento degli interessi sul debito interno ed estero. Appare pertanto “necessario”, nella costruzione di un mondo più giusto e compassionevole, dare “priorità” a coloro che lottano maggiormente sotto il peso di strutture di debito ingiuste e che oggi sono ancora maggiormente “sotto pressione”.
Il debito pubblico nei Paesi in via di sviluppo (29 trilioni di dollari nel 2023) sta crescendo al doppio del tasso di quelli cosiddetti più sviluppati, con percentuali di interesse altrettanto in aumento e a fronte di una sostenibilità peggiorata. La realtà è ancora più “cupa” poi per i Paesi in situazioni particolari, dalla vulnerabilità agli shock dell’economia globale agli effetti devastanti dei cambiamenti climatici. Di qui il bisogno, ha posto in evidenza l’arcivescovo Gallagher, di una “strategia su misura”, in un panorama che non può dimenticare anche un’altra forma di debito: quello “ecologico” tra il Nord e il Sud del mondo.