Inizia oggi a a Johannesburg il 15esimo vertice Brics, che vede coinvolti Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica. Il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa ha detto domenica in un discorso che “insieme, i membri dei Brics costituiscono un quarto dell’economia globale, rappresentano un quinto del commercio globale e ospitano oltre il 40% della popolazione mondiale”. Si prevede che il vertice, che si svolgerà da oggi fino al 24 agosto, accoglierà più di 40 capi di Stato e dignitari internazionali.
Il primo incontro dei ministri degli Esteri dei Paesi Brics si è tenuto a margine dell’Assemblea generale delle Nazioni unite nel settembre 2006. L’organizzazione era conosciuta come Bric prima che il Sudafrica vi aderisse. Il primo vertice Bric si è tenuto a Ekaterinburg, in Russia, nel giugno 2009, e un anno dopo il Sudafrica è stato invitato ad aderire ai Brics e ha partecipato al terzo vertice, a Sanya, in Cina, nel 2011.
I Brics si concentrano su tre pilastri principali della cooperazione: politico e di sicurezza, finanziario ed economico e culturale.
Uno dei temi di discussione sarà l’espansione del numero dei membri dei Brics: sono almeno 30 le nazioni africane che saranno presenti al vertice e secondo Ramaphosa più di 20 paesi hanno formalmente chiesto di aderire all’organizzazione, con altri hanno espresso interesse ad aderirvi.
Il Sudafrica è stato nominato presidente del gruppo il 1 gennaio scorso. I temi principali della presidenza sudafricana includono la lotta al cambiamento climatico e il sostegno a cambiamenti trasformativi in tutti i settori dell’economia, lo sviluppo educativo e continuo delle competenze, l’enfasi sull’area di libero scambio continentale africana e sugli investimenti in Africa, il rafforzamento della ripresa socio-economica post-pandemia e il lavoro verso obiettivi di sviluppo sostenibile, rafforzando al contempo il multilateralismo.
Il presidente sudafricano Ramaphosa, nel suo discorso alla nazione prima del vertice, in qualche modo ha fatto luce sull’enigma del Sudafrica, affermando che la nazione dell’Africa meridionale sostiene un sistema di governance, commercio, finanza e investimenti globale aperto e basato su regole. “Deve essere un sistema che non dipenda dall’esercizio del potere o dall’unilateralismo, ma dall’avanzamento degli interessi dei popoli del mondo”, ha affermato Ramaphosa, ricordando che in mezzo a tutte queste sfide, l’Africa rimane al centro della politica estera del suo Paese. “Siamo fermamente impegnati a rafforzare l’Unione Africana in modo che aumenti la sua capacità di sostenere il raggiungimento di una maggiore integrazione nel continente”, ha precisato, prima di osservare che le aspirazioni dell’Africa dipendono dalla pace e dalla stabilità. “Affinché l’Africa prosperi, dobbiamo mettere a tacere le armi”, ha detto. Un mantra che ha subito battute d’arresto con una serie di colpi di Stato avvenuti negli ultimi anni nell’Africa occidentale.