Migliaia di persone, la maggioranza donne, sono scese in piazza questo sabato nelle maggiori città kenyane per partecipare alle manifestazioni organizzate a seguito di recenti casi di femminicidi che hanno sconvolto l’opinione pubblica. Si tratta della più grande movimentazione contro la violenza di genere mai organizzata nel Paese. Un’emergenza che in Kenya conta numeri altissimi: secondo Amnesty International, sono stati registrati più di 500 casi di femminicidio tra il 2016 e il 2023, quattordici solo da inizio anno.
Un’onda di persone, donne e uomini, questo sabato hanno saturato le principali piazze delle città del Kenya come Nairobi, Nakuru, Mombasa, Nyeri e Lodwar, riporta Aljazeera. Erano per le strade per protestare, chi con la voce, chi con cartelli indicanti i nomi della vittime, contro un’emergenza sempre più fuori controllo nel Paese come quella della violenza contro le donne.
Le proteste di sabato sono state organizzate in seguito a recenti casi di femminicidio, dai risvolti molto cruenti, che hanno scosso particolarmente l’opinione pubblica. Come riporta la Bbc, uno di questi riguarda una donna i cui resti smembrati sono stati trovati in un sacchetto di plastica in un appartamento. La vittima è una delle 14 che da inizio gennaio ha perso la vita, vittima di femminicidio, definito come uccisione intenzionale di una donna in quanto tale.
Le voci dei keniani in piazza chiedevano un Paese più sicuro, denunciando inoltre una paurosa mancanza: “nel Paese mancano 200 magistrati e giudici, e ciò significa che la ruota della giustizia macina lentamente a causa di una fornitura inadeguata di risorse”, riporta Aljazeera.
Un sondaggio del 2022 ha rilevato che almeno una donna keniota su tre ha subito violenza fisica ad un certo punto della sua vita, riporta BBC.
Il cambiamento deve avvenire dal profondo della società e non possono farsene carico solo le donne: “Uomini e ragazzi devono assumersi la responsabilità delle proprie azioni invece di far ricadere il peso sulle donne e sulle ragazze per proteggersi”, ha sottolineato un manifestante, Michael Onyango alla Bbc.
Necessario è un cambiamento culturale, dell’atteggiamento messo in atto nei confronti delle donne nella società, come spiega un articolo pubblicato su The Star. “Il femminicidio non è un problema isolato, ma è il sintomo di una cultura radicata che svaluta e svilisce le donne”.
Foto afp