“Medici Senza Frontiere (Msf) è stata costretta a sospendere temporaneamente le attività e ritirare il proprio personale dal Madani Teaching Hospital, l’unico ospedale funzionante per centinaia di migliaia di persone che si trovano nella capitale dello Stato di Al Jazirah, in Sudan”: è quanto si legge nel comunicato diffuso oggi dall’organizzazione, in cui spiega che la decisione, “estremamente difficile, arriva dopo più di tre mesi di sfide incessanti nel tentativo di fornire supporto all’ospedale, tra cui la crescente insicurezza, l’impossibilità di portare nuovo personale e forniture mediche e i ripetuti incidenti di sicurezza, come saccheggi e attacchi”.
“Il sistema sanitario e i servizi di base nello stato di Al Jazirah sono crollati a causa dei combattimenti e del blocco sistematico delle forniture e del personale – ha dichiarato Mari Carmen Viñoles, responsabile delle operazioni di Msf in Sudan – Msf era l’unica organizzazione internazionale a fornire supporto a Wad Madani. La nostra partenza lascia un vuoto profondo per le persone che lottano per accedere all’assistenza sanitaria e che vivono nell’insicurezza e senza mezzi di trasporto”.
Come ricostruisce Msf nel comunicato, i combattimenti in corso in Sudan dall’aprile dello scorso anno hanno raggiunto a metà dicembre Wad Madani, capoluogo dello Stato di Al Jazirah, situato a circa 136 chilometri a sud-est di Khartoum, costringendo almeno 630.000 persone, secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), a fuggire verso altre parti del Paese. Alla fine dello stesso mese, Msf aveva evacuato tutto il personale da Wad Madani in seguito all’offensiva delle forze di supporto rapido (Rsf) nella città, fino ad allora controllata dalle forze armate sudanesi (Saf) guidate dal governo. Il 13 gennaio Msf era stata in grado di inviare un’équipe a Wad Madani, dove erano rimaste diverse centinaia di migliaia di persone, in quella che una volta era una delle città più popolate del Sudan. Da allora, Msf ha sostenuto il pronto soccorso, la maternità, la pediatria, i servizi chirurgici, il centro di alimentazione terapeutica e la farmacia del Madani Teaching Hospital. Msf ha anche fornito servizi di salute mentale e assistenza ai sopravvissuti a violenze sessuali, così come formazione, incentivi salariali a 240 dipendenti del ministero della Salute e cibo per i pazienti.
Tra la metà di gennaio e la fine di aprile, Msf ha offerto quasi 10.000 visite ambulatoriali, soprattutto per casi di malaria, e 2.142 visite prenatali e assistenza a 16 sopravvissuti a violenze sessuali. Durante questo periodo, ha sottolineato l’organizzazione nel comunicato, c’è stato un costante afflusso di pazienti al pronto soccorso per un totale di 2.981 ricoveri, soprattutto per lesioni fisiche causate dalle violenze. Msf ha adesso sospeso il supporto alla struttura e ha trasferito il suo staff in aree più sicure del Sudan. Negli ultimi tre mesi, il team di Msf e il personale del ministero della Salute hanno dovuto affrontare ripetuti incidenti di sicurezza, perpetrati o tollerati dalla Rsf, tra cui saccheggi, furti di veicoli e sequestri del personale, oltre a numerosi altri incidenti e pressioni. Da gennaio, le autorità sudanesi continuano a negare i permessi di viaggio per portare in città nuovo personale e forniture mediche e logistiche.
“Sebbene i bisogni umanitari e medici a Wad Madani e Al Jazirah siano immensi, non abbiamo altra scelta che interrompere immediatamente il nostro lavoro e lasciare l’area – ha aggiunto Viñoles – i deliberati blocchi amministrativi, la crescente insicurezza e le continue violazioni dell’ospedale come spazio neutrale hanno reso impossibile continuare la nostra attività medico-umanitaria”. L’organizzazione ha fatto sapere di essere disposta a riprendere le attività al Madani Teaching Hospital, se le parti in conflitto si impegnano a rispettare il lavoro medico e a garantire un accesso sicuro e ininterrotto all’area.