Le forze armate del Mali, supportate dal gruppo Wagner sostenuto dalla Russia, e i gruppi armati islamisti hanno commesso gravi abusi contro i civili dal ritiro della missione di pace delle Nazioni Unite, Minusma, avvenuto un anno fa, secondo quanto riportato da Human Rights Watch (Hrw). L’organizzazione di difesa dei diritti umani invita il governo maliano a collaborare con la Commissione nazionale per i diritti umani e con l’esperto indipendente delle Nazioni Unite per monitorare e segnalare le violazioni commesse.
In un ampio approfondimento di Hrw pubblicato ieri viene precisato che dal maggio 2024, le forze armate maliane e il gruppo Wagner hanno ucciso deliberatamente almeno 32 civili, incluso sette in un attacco con droni, fatto sparire forzatamente altre quattro persone e incendiato almeno 100 abitazioni durante operazioni militari nel Mali centrale e settentrionale. I gruppi armati islamisti affiliati ad al-Qaida e allo Stato Islamico nel Grande Sahara (Isgs) hanno giustiziato sommariamente almeno 47 civili e causato lo sfollamento di migliaia di persone dallo scorso giugno.
Il ritiro della Minusma, completato il 31 dicembre 2023 su richiesta delle autorità maliane, ha suscitato preoccupazioni per la protezione dei civili e per la mancanza di meccanismi efficaci di monitoraggio degli abusi. Secondo Human Rights Watch, la situazione potrebbe essere ancora più grave di quanto riportato a causa delle difficoltà di condurre ricerche sul campo.
Tra luglio e ottobre 2024, l’rganizzazione ha intervistato 47 testimoni e 11 fonti informate, analizzando immagini satellitari e verificando foto e video pubblicati sui social media. Il governo maliano non ha ancora risposto alle domande poste dall’organizzazione sui presunti crimini.
Le operazioni militari delle forze armate maliane, spesso condotte con il supporto del gruppo Wagner, hanno colpito numerose località, tra cui i villaggi di N’Dola, Barikoro e Toulé nella regione di Ségou. Testimoni hanno riferito di esecuzioni sommarie, incendi di abitazioni e arresti arbitrari. Gli attacchi hanno preso di mira civili sospettati di collaborare con gruppi jihadisti, aggravando il clima di violenza.
Anche i gruppi islamisti hanno intensificato le loro operazioni, incendiando oltre 1.000 abitazioni e saccheggiando migliaia di capi di bestiame nella regione di Bandiagara. Attacchi simili sono stati documentati nella regione di Ménaka, dove i combattenti dell’ISGS hanno attaccato un campo profughi, uccidendo sette persone.
Human Rights Watch sottolinea che tutte le parti coinvolte nel conflitto armato in Mali sono vincolate dal diritto umanitario internazionale e possono essere perseguite per crimini di guerra. L’organizzazione esorta il governo maliano a collaborare con le Nazioni Unite per garantire “indagini tempestive e processi equi per tutti i responsabili degli abusi”.