La multinazionale dolciaria svizzera Nestlé commercializza latte per neonati ad alto contenuto di zuccheri aggiunti nei Paesi poveri dell’Africa, dell’Asia e dell’America latina, rappresentando così una grave minaccia per la salute delle popolazioni interessate.
È quanto rivela un report diffuso il 17 aprile dalla Ong Public Eye. Il report, dal titolo “Come Nestlé sta rendendo i bambini dipendenti dallo zucchero nei paesi a basso reddito” esamina circa 150 prodotti commercializzati nei paesi a basso reddito con il supporto dell’International infant food network (Ibfan): secondo i risultati dell’analisi, quasi tutti i cereali per bambini a base di farina di frumento della marca Cerelac contengono in media quasi 4 grammi di zuccheri aggiunti per porzione anche se sono alimenti destinati a bambini di 6 mesi. In alcuni casi gli zuccheri aggiunti toccano anche i 7,3 g, come registrato nei cereali venduti nelle Filippine.
Secondo Public Eye, si tratta di un “ doppio standard ” da parte dell’azienda multinazionale: gli stessi prodotti di marca commercializzati in Germania o nel Regno Unito non contengono infatti zuccheri aggiunti. Lo stesso vale anche per il marchio Nido, che domina il mercato globale del latte in formula destinati ai bambini da uno a tre anni: sul mercato europeo infatti Nido presenta zero grammi di zuccheri aggiunti ma questo non vale per i mercati interni ai paesi a medio e basso reddito. “Abbiamo esaminato 29 prodotti Nido commercializzati da Nestlé in alcuni dei mercati chiave dei paesi a basso e medio reddito. Risultato: 21 di essi”, ovvero il 72% dei prodotti analizzati, “contengono zuccheri aggiunti” e per dieci di questi prodotti si è riusciti a determinare la quantità di zucchero aggiunto: “In media, ci sono quasi 2 grammi per porzione” con picchi di 5,3 grammi per porzione rilevati in prodotti venduti a Panama.
Secondo Public eye, tale pratica di Nestlé viola le raccomandazioni dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms), che dal 2022 suggerisce di vietare gli zuccheri aggiunti nei prodotti alimentari destinati a neonati e bambini sotto i tre anni a causa del rischio di sviluppare problemi di salute come l’obesità. L’Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, facendo proprie le raccomandazioni più recenti ed aggiornate dell’Oms suggerisce che “le evidenze scientiche avvalorano le raccomandazioni in Europa di limitare l’assunzione di zuccheri aggiunti e liberi. Gli esperti scientifici dell’Efsa ritengono infatti che debba essere la più bassa possibile, in linea con una dieta corretta sotto il profilo nutrizionale”. Nel 2015 l’Oms suggerì una stretta al consumo di zuccheri aggiunti, anche per gli adulti, suggerendone un’assunzione massima al di sotto del 10% dell’apporto energetico quotidiano (ovvero non più di 50 grammi, pari a circa 12 cucchiaini). Se possibile, suggeriva l’Oms, non superando la metà di questa soglia.
I primi due anni di vita di un bambino sono particolarmente importanti, poiché un’alimentazione ottimale durante questo periodo riduce la morbilità e la mortalità, diminuisce il rischio di malattie croniche e promuove un migliore sviluppo generale. Per questo motivo “lo zucchero non dovrebbe essere aggiunto agli alimenti destinati ai neonati e ai bambini piccoli perché non è necessario e crea elevata dipendenza. I bambini cercheranno cibi sempre più zuccherati, dando inizio a un ciclo negativo che aumenta il rischio di disturbi alimentari in età adulta, come l’obesità, così come altre malattie croniche come il diabete o l’pertensione” ha detto Rodrigo Vianna, epidemiologo e professore presso il dipartimento di nutrizione dell’Università federale di Paraíba, in Brasile, consultato da Public eye.