Come è noto a tutti, la diplomazia culturale è un’arma estremamente efficace, seppur tagliente, per portare avanti diplomazia e soft power nei Paesi partner, o che si vorrebbero divenissero tali. E, in materia di diplomazia culturale, la Russia mostra in Africa una progettualità e una sicurezza che la rendono oggi uno dei Paesi più attivi in questo campo, almeno nel continente africano.
L’ultima iniziativa russa in questo senso è stata la presentazione, presso la Casa russa di Dar es Salaam in Tanzania, di alcune opere di Aleksandr Puskin tradotte in lingua swahili, una collezione che comprende anche le notissime “La favola del pescatore e del pesce”, “La favola dello zar Saltan” e “La favola del galletto d’oro”.
“La traduzione e la pubblicazione letteraria sono state effettuate dai dipendenti di Casa russa in Tanzania” si legge in una nota diffusa da Rosstrudnichestvo, l’agenzia federale russa per il Commonwealth degli Stati indipendenti. Rossotrudnichestvo, nella sua nota, specifica che la rappresentante della Biblioteca nazionale della Tanzania, Monica Lukwaro, ha espresso gratitudine alla Casa russa per l’aiuto al settore culturale e per la donazione di libri alle biblioteche e alle scuole della Tanzania.
Aleksandr Puskin, considerato il padre della cultura e della lingua russa, è il cavallo di Troia che Mosca sta utilizzando per la sua nuova corsa all’Africa: il nonno di Puskin, Gannibal, pare sia nato in una famiglia contadina in Eritrea, trasferito a Istanbul e qui adottato dallo zar Pietro il Grande, che lo rese generale tra i più alti in grado dell’Impero russo e nobile. Gannibal è anche protagonista dell’incompiuta di Puskin, “Il nero di Pietro il Grande”.