Business is business. Per favorire il turismo dei safari, ma anche quello super-elitario della caccia grossa, il governo tanzaniano sta cacciando migliaia di allevatori indigeni masai dalle loro terre ancestrali. I masai vengono privati non solo delle loro attività, ma anche delle loro abitazioni, sono quindi cosi costretti a vivere di espedienti e sono ridotti alla miseria. La denuncia è stata sollevata da un centro studi americano, Oakland Institute, che in una sintesi del rapporto sostiene che «le loro abitazioni sono state bruciate e le loro mandrie disperse su ordine del governo al fine di preservare l’ecosistema e attrarre più turisti».
Ai masai scacciati «viene vietato l’accesso a vitali pascoli e specchi d’acqua». Questi allevatori transumanti «devono far fronte a intimidazioni, arresti e attacchi fisici di due società di proprietà estera» che operano nella zona di Loliondo del distretto di Ngorongoro, area naturalistica nel nord del paese a est del famoso parco del Serengeti.