Tanzania, stop ai lavoratori stranieri

di Enrico Casale
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Love TanzaniaVerrebbe da dire: c’è sempre qualcuno più sfortunato da discriminare. Qualcuno che ha la pelle più scura, viene da un Paese più a Sud, è più povero o professa un’altra fede. A discriminare sono tutti (purtroppo): europei, americani, asiatici e, anche, africani. È giunta ieri pomeriggio nelle redazioni una notizia proveniente dalla Tanzania dove il Parlamento ha approvato una legge che, di fatto, impedisce l’impiego della forza-lavoro straniera nel Paese. Secondo la nuova normativa, un’azienda, se vorrà assumere uno straniero, dovrà prima dimostrare di non aver trovato alcun lavoratore tanzaniano disposto o capace di ricoprire quella mansione.

La legge è il frutto del crescente risentimento che ampi strati della società tanzaniana provano nei confronti degli stranieri. Negli ultimi anni il Paese ha visto crescere il numero di cinesi in tutti i comparti della propria economia. «Non ha senso vedere un cinese che guida un autobus di pendolari», ha dichiarato alla Bbc la parlamentare Esther Bulaya.

Ma i tanzaniani più che dalla presenza cinese sono irritati dal continuo afflusso di lavoratori provenienti da altri Stati africani. In modo particolare dal Kenya e dallo Zambia. Questi stranieri vengono assunti dalle aziende tanzaniane e impiegati anche in ruoli manageriali. Gli imprenditori lamentano infatti la mancanza di alcune professionalità nel Paese. Tesi contestata dal Parlamento che ha approvato questa norma.
La legge deve essere ancora firmata dal Presidente, ma si pensa che possa entrare in vigore il 1o luglio.

Alcuni commentatori hanno messo in evidenza come questo testo rallenterà il già complesso processo di integrazione regionale. Ma la Tanzania non se ne cura. D’altra parte non era proprio in Tanzania che la Lega Nord aveva investito i propri capitali?

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