Progetti agricoli, maggiori esportazioni e la necessità di fare rete tra associazioni no profit sono stati i temi al centro di un incontro tra l’ambasciatore della Tanzania a Roma, Mahmoud Thabit Kombo, e diverse Ong italiane. Il forum si è tenuto nei giorni scorsi presso la sede della rappresentanza diplomatica della Tanzania a Roma e ha accolto le esperienze del terzo settore italiano che opera nella nazione dell’Africa orientale nell’ottica di una rinnovata e più organica cooperazione tra i due Paesi.
Si è trattato di una giornata di particolare significato perché, come hanno ripetuto molti dei presenti, era la prima volta che l’ambasciata riuniva tutte le Ong che operano in Tanzania per un confronto sui modi e le prospettive della loro presenza nel Paese. L’ambasciatore Kombo, in Italia da ottobre 2021, ha spiegato di voler fare da tramite tra il terzo settore e le autorità per indirizzare la cooperazione nella sua nazione. Durante la giornata, ha seguito gli interventi di ciascuna associazione sottolineando i punti di forza e di debolezza dei progetti, raccogliendo osservazioni e difficoltà e promettendo soluzioni.
Tra i temi toccati, l’ambasciatore ha posto in particolare l’accento sull’ampio settore agricolo tanzaniano, ancora però poco capace di esportare i suoi ananas o i suoi anacardi. Kombo si è augurato di vedere in futuro più prodotti provenienti dalla Tanzania arrivare in Italia. Le Ong, ha detto, “possono contribuire molto con il loro know how, migliorando i processi e le catene di produzione”. A questo proposito l’Ong Cefa, impegnata da decenni con progetti agricoli nel Paese africano, ha ricordato che per aumentare l’export verso l’Europa serve che i prodotti tanzaniani siano controllati secondo gli standard richiesti. Kombo ha anche evidenziato l’estrazione mineraria e il turismo come altre due aree in cui l’Italia e la Tanzania possono instaurare una maggiore collaborazione.
Durante un breve collegamento in videochiamata con i presenti, l’ambasciatore italiano a Dar es Salam, Marco Lombardi, ha anticipato a sua volta un maggiore coinvolgimento dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics) in Tanzania e ha invitato Ong e imprese a “investire e aprire progetti” perché “c’è qualcuno che vi ascolta”.
Il console della Tanzania in Italia, Marco Conca, ha ricordato la nascita della rete Asante Sana “per lo scambio di informazioni e opportunità tra Ong che operano nel Paese”. La rete nasce per consentire alle associazioni di agire con una voce sola nei rapporti con la Tanzania. La cooperazione tra le stesse Ong è stata più volte auspicata dall’ambasciatore per evitare lo spreco di risorse, la duplicazione di progetti e anzi, per attrarre maggiori finanziamenti con un’organizzazione migliore. Kombo ha consigliato alle associazioni di fare squadra anche per la richiesta di visti e permessi di lavoro in Tanzania, in modo da sveltire le pratiche burocratiche.
Tra i punti critici emersi anche quello dell’impossibilità per i cittadini tanzaniani che vivono in Italia di avere una doppia cittadinanza. I residenti tanzaniani infatti perdono la cittadinanza nel loro Paese d’origine una volta che acquisiscono quella italiana. A questo problema si è contrapposta la nutrita presenza di esponenti della diaspora tanzaniana in Italia – come l’associazione Giorgio Marincola e gli Amici della Tanzania – che si sono resi disponibili a essere coinvolti e aiutare le Ong italiane. A loro Kombo ha chiesto di “essere ambasciatori”, raccontare la loro storia ed “essere visibili” in Italia.
Nella visione di Kombo tutti gli attori sono pronti a fare la loro parte, serve solo qualcuno che “giri la chiave e accenda il motore della macchina”. L’ambasciatore si è proposto come coordinatore di un gruppo di lavoro di cui faranno parte alcuni rappresentanti di Ong come Cefa, Cope, Fondazione Ivo de Carneri e Cuamm, per identificare le aree chiave in cui lavorare in Tanzania e risolvere problemi logistici e burocratici.
La creazione di una commissione per organizzare gli sforzi della cooperazione italiana in Tanzania è stato uno dei punti programmatici messi nero su bianco alla fine dei lavori. I presenti hanno anche concordato la necessità di una migliore condivisione di informazioni e di una più forte sinergia tra il settore pubblico, quello privato, l’università e la società civile. Le Ong si sono poi impegnate a registrarsi in modo organico in Tanzania, usufruendo di associazioni ombrello, e a coinvolgere la diaspora in Italia, grazie a un database in fase di creazione.