di Andrea Spinelli Barrile
Pur offrendo opportunità economiche, il crescente impegno delle società di telecomunicazioni cinesi in Africa pone rischi legati alla sovranità digitale dei paesi africani, alla sicurezza informatica e alle libertà politiche. Lo rivela un rapporto pubblicato da Megatrends Afrika, una piattaforma di ricerca lanciata dall’Istituto tedesco per gli affari internazionali (Swp), dall’Istituto tedesco per lo sviluppo e la sostenibilità (Idos) e dall’Istituto di Kiel per l’economia mondiale (Ifw).
Il rapporto sottolinea che le società di telecomunicazioni cinesi, compresi i produttori di apparecchiature Huawei e Zte, hanno sviluppato partnership strategiche con i principali operatori di telecomunicazioni africani come Mtn, Sonatel, Algérie Télécom e Maroc Télécom e dopo aver fornito ai propri clienti le apparecchiature per le reti di telecomunicazione offrono loro servizi di manutenzione a lungo termine per garantire un funzionamento affidabile delle reti locali.
La crescente presenza di queste aziende cinesi in Africa si spiega essenzialmente con i vantaggi comparativi che hanno rispetto ai loro concorrenti, in questo caso il sostegno politico e finanziario del governo centrale cinese che consente loro di offrire prezzi molto competitivi.
Il rapporto tedesco indica che i contratti ottenuti da queste società sono sempre accompagnati da prestiti a tassi agevolati forniti da istituzioni finanziarie cinesi (tra cui China exim bank, China development bank e China-Africa development fund), a paesi africani che acquistano apparecchiature e infrastrutture di telecomunicazioni cinesi. Tra il 2014 e il 2018, i finanziamenti cinesi dedicati allo sviluppo delle reti di telecomunicazioni in Africa hanno oscillato tra i 300 milioni e oltre un miliardo di dollari l’anno, talvolta superando i fondi mobilitati dagli stessi governi africani per il settore delle telecomunicazioni: nel 2020, quando l’importo complessivo dei prestiti erogati da Pechino ai paesi africani è diminuito drasticamente, i finanziamenti diretti al settore delle telecomunicazioni sono aumentati rispetto all’anno precedente a 568 milioni di dollari.
Il rapporto, tuttavia, rivela che la crescente presenza delle società di telecomunicazioni cinesi nel continente comporta rischi e sfide legati alla sovranità, alla sicurezza digitale e alle libertà politiche, nonostante i suoi innegabili effetti positivi sul miglioramento della connettività e sulla riduzione del divario digitale.
Molti Paesi africani hanno infatti deciso di trasferire tutti i dati governativi e le piattaforme digitali che erano ospitate su server esteri, principalmente negli Stati Uniti e in Europa, in data center situati nel continente, realizzati da società di elaborazione dati delle telecomunicazioni cinesi: questo trasferimento, spesso presentato dai governi africani come una “misura volta a rafforzare la sovranità digitale”, desta preoccupazioni sulla sicurezza di questi dati gestiti con tecnologie sviluppate dalle aziende cinesi.
Ci sono anche preoccupazioni per lo spionaggio dei cittadini e la censura informatica a cui potrebbero ricorrere i regimi autoritari africani, con l’aiuto delle aziende cinesi.
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