Il primo vicepresidente del Sud Sudan, Riek Machar, ha accusato l’Uganda di aver violato l’embargo sulle armi imposto dalle Nazioni Unite, denunciando l’ingresso di truppe ugandesi nel Paese con unità corazzate e dell’aviazione, oltre a presunti raid aerei contro civili. In una lettera inviata il 23 marzo a Nazioni Unite, Unione Africana e all’Autorità intergovernativa per lo sviluppo (Igad) e citata da Reuters, Machar sostiene che l’intervento militare ugandese costituisce una violazione dell’accordo di pace siglato nel 2018, che pose fine a una guerra civile durata cinque anni.
Secondo le autorità di Kampala, l’invio di truppe – approvato retroattivamente dal parlamento ugandese la scorsa settimana – sarebbe avvenuto su richiesta del governo sudsudanese, in seguito al deterioramento dei rapporti tra Machar e il presidente Salva Kiir. Dall’inizio di marzo le tensioni sono aumentate sensibilmente, con l’arresto da parte delle forze di sicurezza di diversi alleati di Machar, dopo scontri nel Nord-Est del Paese tra l’esercito e la milizia White Army, composta principalmente da combattenti Nuer. Le autorità accusano il primo vicepresidente di sostenere il gruppo armato, accusa respinta dal suo partito, lo Splm-Io.
Nel frattempo, l’Ufficio per i diritti umani delle Nazioni Unite ha lanciato l’allarme sul rischio di una nuova escalation etnica, segnalando un aumento preoccupante dell’uso di discorsi d’odio nel Paese. L’Uganda, che condivide un lungo confine con il Sud Sudan, teme che un’escalation militare possa innescare nuovi flussi di rifugiati e destabilizzare la regione.
“Le forze ugandesi stanno attualmente partecipando a raid aerei contro civili”, ha scritto Machar nella lettera, chiedendo alla comunità internazionale di esercitare pressioni su Kampala affinché ritiri i propri militari. Reuters precisa che un portavoce dell’ufficio del primo vicepresidente ha confermato l’autenticità della lettera. Le autorità militari sudsudanesi e ugandesi non hanno rilasciato commenti immediati sulle accuse di violazione dell’embargo, in vigore dal luglio 2018.
Secondo lo Splm-Io, nella notte di lunedì l’esercito sudsudanese avrebbe attaccato un campo delle forze fedeli a Machar nei pressi della capitale Juba. Il portavoce militare del governo, generale Lul Ruai Koang, ha dichiarato che rilascerà un comunicato ufficiale non appena saranno disponibili maggiori informazioni.
Ieri, il portavoce di Machar, Pal Mai Deng, ha reso noto che agenti dell’intelligence nello Stato dei Laghi hanno arrestato quattro funzionari dello Splm-Io e chiuso l’ufficio del partito nella capitale statale Rumbek. Né il ministro dell’Informazione del Sud Sudan, Michael Makuei, né il portavoce dei servizi segreti, John Kumuri, hanno risposto alle richieste di chiarimento di Reuters.