In Etiopia il capo delle forze di sicurezza è stato ucciso in un attentato nella capitale Addis Abeba.
L’attacco era stato confermato già ieri sera, in diretta tv, dal primo ministro Abiy Ahmed. La notizia della morte del generale Mékonnen è stata invece data questa mattina dai media locali. Il generale Mékonnen stava cercando di sventare un colpo di Stato nella Regione degli Amhara, uno degli Stati federati del Paese, a nord di Addis Abeba. Sono stati uccisi il governatore regionale e altri funzionari locali.
A conferma della situazione di tensione c’è il fatto che il premier Abiy Ahmed è apparso in televisione non con la solita giacca e cravatta su camicia bianca immacolata, ma in tuta mimetica. Evidentemente l’operazione è ancora in corso. Ahmed, che ha un passato da ufficiale e da ministro della tecnologia, ha detto che quasi tutti i responsabili sono stati arrestati, ma qualcuno è ancora in libertà. Tutto sarebbe avvenuto nella Regione degli Amhara anche se la Bbc ha parlato di sparatorie ad Addis Abeba.
Il premier Abiy Ahmed è al potere dal 2018 ed è per la prima volta un membro dell’etnia maggioritaria degli Oromo, che da tempo rivendicavano il diritto di essere rappresentati nelle stanze del potere. Sull’onda delle proteste di piazza il premier Dessalegn si era dimesso e, a sorpresa, era stato nominato Abiy Ahmed, che ha aperto un’era di riforme: ha firmato la pace con la vicina Eritrea, ha consentito l’ingresso di imprese straniere nel Paese, ha aperto l’economia e ha avviato una ridistribuzione del potere che, dalla cacciata del dittatore Menghistu, era in mano alla minoranza tigrina. L’anno scorso c’era già stato un tentativo di golpe stroncato sul nascere. Era avvenuto sulla grande piazza Meskel ad Addis Abeba mentre il premier, che restò illeso, stava tenendo un discorso.
Ora questo tentativo di golpe avviene nella Regione degli Ahmara, l’altra importante etnia dell’altopiano etiopico. L’etnia che ha sempre dato i principali negus come Hailè Salassie e prima ancora Menelik. Gli Amhara sono gli unici in questi giochi di potere ad essere rimasti esclusi.