L’Ufficio regionale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) per l’Africa ha annunciato ieri una nuova iniziativa per migliorare lo screening comunitario del covid in otto Paesi africani. Da una nota diffusa dall’Oms si apprende che il programma mira a raggiungere più di 7 milioni di persone con test diagnostici rapidi nel prossimo anno.
Solo il 14,2 per cento – ossia una su sette – delle infezioni da covid-19 viene rilevato in Africa secondo l’Oms che precisa che lo screening del coronavirus nel Continente, si è fino ad ora concentrato sulle persone che si presentano alle strutture sanitarie con sintomi, oltre a testare i viaggiatori internazionali in arrivo e in partenza, portando a una sotto-segnalazione su larga scala, data l’alta percentuale di casi asintomatici.
I Paesi che faranno parte dell’annunciato programma sono Burundi, Costa d’Avorio, Repubblica Democratica del Congo, Guinea-Bissau, Mozambico, Repubblica del Congo, Senegal e Zambia. Per dare il via all’implementazione, l’Oms ha emesso 1,8 milioni di dollari. Verranno inoltre schierate squadre nelle comunità locali di questi Paesi per cercare possibili contatti di persone che sono risultate positive al covid e offrire test diagnostici rapidi.
Nel comunicato viene precisato che l’iniziativa utilizzerà una “strategia ad anello”, che è stata sperimentata con successo nell’eradicazione del vaiolo nella seconda metà del ventesimo secolo per vaccinare le persone che hanno maggiori probabilità di essere infettate. L’approccio ad anello si rivolge alle persone che vivono all’interno di un cerchio di 100 metri di raggio intorno ad ogni nuovo caso confermato per prevenire l’ulteriore diffusione della malattia.
Inoltre, ogni famiglia all’interno del raggio di 100 metri riceverà kit per l’igiene tra cui mascherine per il viso e disinfettanti per le mani. Chi risulterà positivo sarà sottoposto a una valutazione per comprendere la gravità della malattia e decidere se il paziente potrà essere curato a domicilio o trasferito in centri di trattamento covid-19.
Il programma mira ad aumentare la capacità di test in ogni Paese partecipante del 40 per cento, assicurando il raggiungimento del benchmark raccomandato dall’Oms di 10 test eseguiti ogni 10.000 persone settimanalmente. Attualmente, circa 20 Paesi – più di un terzo delle nazioni africane – non raggiungono questo parametro, viene sottolineato nella nota.
Tutti i test saranno eseguiti su base volontaria e saranno condotti utilizzando test diagnostici rapidi basati su antigeni approvati dall’Oms, che possono produrre risultati sul posto in soli 15 minuti e possono essere somministrati con una formazione minima. Attualmente, ricorda Oms, la maggior parte dei Paesi in Africa esegue test di reazione a catena della polimerasi o Pcr, che richiedono reagenti ed esperti, e sono significativamente più lunghi e costosi dei test diagnostici rapidi.