di Silvana Leone
La scrittrice italo-sudafricana, Valentina Acava Mmaka, ha scelto di trattare il tema delle mutilazioni genitali femminili (MGF) attraverso uno spettacolo, nato dal lavoro con un collettivo di donne sudafricane e migranti, all’interno di un progetto di scrittura e diritti umani a Città del Capo.
Il testo è nato dalle testimonianze dirette di alcune delle donne del laboratorio Gugu Women Lab che avevano vissuto sulla loro pelle le MGF. L’autrice racconta che, soprattutto all’inizio non è stato facile parlarne, proprio perché si tratta di un argomento tabù. Un giorno però una delle partecipanti al laboratorio, proveniente dalla Somalia, ha iniziato a raccontare al gruppo di quando a 13 anni aveva subito questo tipo di mutilazione. Dopo di lei, altre tre donne si sono fatte avanti e hanno parlato della loro esperienza. Il tema delle mutilazioni genitali femminili è diventato per tutto il gruppo una metafora perfetta per raccontare più in generale l’oppressione, la persecuzione e la perdita di identità.
Una donna mutilata ha un’identità spezzata, perché ha perso qualcosa di sé, fisicamente e psicologicamente. Spiegare la sofferenza e le violenze vissute, non sarebbe stato così efficace senza questo lavoro creativo tra il dramma, la poesia e il dialogo. “Raccontare” il dolore è più efficace che spiegarlo.
Nell’immaginario collettivo le MGF vengono associate all’Islam o al continente africano. Gli stereotipi si alimentano in modo semplice nella fantasia della gente ed è per questo che lavori come questo possono contribuire in modo più efficace a sradicarli. Sono 140 milioni le donne che ancora subiscono diverse forme di mutilazioni genitali femminili in Africa, in Asia meridionale, in Europa e negli Stati Uniti. Solo in Europa sono circa 180.000.
Secondo l’autrice “il primo passo per la messa al bando delle MGF è la conoscenza, che porta poi alla consapevolezza. Se si vuole condannare qualcosa prima devi sapere di che cosa si tratta, senza esprimere giudizi. Le MGF sono condannate da ONU, UE e da molti singoli stati attraverso leggi che proibiscono le MGF, ma sono ancora molto praticate. Questo significa che la legge da sola non può fare molto, il vero modo per affrontare questo problema deve essere trovato all’interno delle comunità in cui sono ancora praticate. La minaccia dalla legge non dà la certezza che le MGF finiranno. Ciò accadrà quando ogni comunità capirà che c’è un altro modo di accompagnare una ragazza nel suo percorso per diventare donna”.
Attraverso “The cut – Lo strappo”, Valentina A. Mmaka e il Gugu Women Lab vogliono sensibilizzare l’opinione pubblica utilizzando la creatività e l’arte per far sì che anche altre persone si possano identificare con coloro che sono state mutilate. La volontà è quella di condividere il più possibile questa esperienza perché come lei stessa dice, citando la scrittrice Alice Walker, “la consapevolezza ci può salvare“, e se questa consapevolezza passa attraverso l’arte e la creatività, allora si riuscirà a colpire le corde più sensibili della coscienza di ognuno di noi.
Valentina Acava Mmaka si trova attualmente in Italia per promuovere il suo lavoro. Dal mese di marzo lo spettacolo è stato portato in diverse città della Sardegna e a Genova. Nella tournée italiana gli interpreti sono l’attrice Nella Bozzano, sei donne che accompagnano e un percussionista. L’elemento innovativo è che, a parte la protagonista, gli altri artisti cambiano a seconda della città che li ospita, questo è un modo anche per coinvolgere le realtà locali e contestualizzare il lavoro al meglio.
Se siete interessati a vedere lo spettacolo o a portarlo nelle vostre città, vi rimandiamo al blog di Valentina A. Mmaka, dove potete trovare anche i suoi contatti.
Il calendario con le prossime date dello spettacolo
22 maggio: Senigallia
23 maggio: Ancona
15 giugno: Brescia
18 giugno: Ferrara con Emergency
20 giugno: Pavia
12 luglio: Bolzano