Il governo etiope ha accusato ieri la comunità internazionale di aver risposto con un “silenzio di morte” alle violenze condotte dalle milizie del Fronte di liberazione del popolo del Tigray (Tplf) nel nord del Paese nelle ultime settimane.
Il portavoce del primo ministro etiope, Billen Seyoum, ha affermato che il gruppo armato sta intensificando la violenza attaccando gli stati regionali (Afar), uccidendo civili e reclutando con la forza minori per usarli come soldati.
Billen ha inoltre accusato la comunità internazionale di “non dire una parola” quando i civili vengono usati come scudi umani dal gruppo che Addis Abeba ha definito “un’entità terroristica”.
“Dal silenzio a cui stiamo assistendo nei confronti delle violenze, delle violazioni dei diritti umani e dell’aperta belligeranza del Tplf, sembra chiaro che ci troviamo davanti a un gioco di doppi standard”, ha commentato il rappresentante del governo di Addis Abeba.
L’ufficio del primo ministro ha anche espresso preoccupazione per la sicurezza dei rifugiati eritrei che sono stati accolti nei campi nella regione del Tigray. “Almeno sei rifugiati eritrei sono stati finora uccisi, ma non è chiaro da chi”, ha detto Seyoum.
Le accuse di Addis Abeba arrivano mentre le forze del Tplf continuano a penetrare più a fondo nelle regioni di Afar e Amhara, catturando città chiave su entrambi i fronti.
Tigray, il governo etiope denuncia il silenzio sulle presunte violenze dei ribelli
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