Tigray, l’esercito federale avanza

di Enrico Casale

Lo stato maggiore dell’esercito etiope ha dichiarato di aver preso il controllo di diverse città del Tigray.
In particolare, il tenente generale Hassan Ibrahim ha detto che le forze armate federali hanno catturato Wikro, a Nord della capitale Macallè, insieme a molte altre città.

I dettagli dei combattimenti sono difficili da confermare perché tutte le comunicazioni telefoniche, mobili e Internet con la regione del Tigray sono state tagliate. Secondo le poche testimonianze che arrivano dalla regione, centinaia di persone sarebbero state uccise e migliaia sarebbero state costrette a lasciare le loro case.
I timori di vendette etniche sono sempre più elevati. Anche l’Onu ha anche espresso preoccupazione per la mancanza di accesso alla regione per gli operatori umanitari e ha dichiarato di temere possibili crimini di guerra.

Nella riunione che il premier Abiy Ahmed ha tenuto ieri, 27 novembre, ha tenuto con gli inviati dell’Unione africana, il leader di Addis Abeba ha assicurato che i civili nella regione saranno stati protetti. Già in passato, il primo ministro aveva detto che i militari avrebbero cercato di tutelare i civili di Macallè (una città di 500.000 persone) e ha esortato i residenti a rimanere a casa. Ma, al di là di queste rassicurazioni, Abiy non ha accennato a colloqui per porre fine ai combattimenti.

Giovedì le autorità etiopi hanno affermato che sarà aperta «una via di accesso umanitario» sotto la supervisione del governo, aggiungendo di essere «impegnate a lavorare con le agenzie dell’Onu […] per proteggere i civili e coloro che ne hanno bisogno». Più di 40.000 persone sono fuggite dall’Etiopia dall’inizio del conflitto. Sempre giovedì, le truppe etiopi sono state dispiegate lungo il confine della regione del Tigray con il Sudan per impedire alle persone in fuga dalla violenza di lasciare il Paese.

Da parte sua il Tplf, il partito al potere in Tigray e che controlla Macallè, ha promesso di continuare a combattere e di resistere fino all’ultimo.

Papa Francesco ha detto di seguire «le notizie che giungono dall’Etiopia, dove da alcune settimane è in corso uno scontro militare, che interessa la Regione del Tigray e le zone circostanti. A causa delle violenze, centinaia di civili sono morti e decine di migliaia di persone sono costrette a fuggire dalle proprie case verso il Sudan».

Durante l’Angelus dello scorso 8 novembre, Papa Francesco, riferendosi al conflitto in corso in Etiopia, aveva detto: «Mentre esorto a respingere la tentazione dello scontro armato, invito tutti alla preghiera e al rispetto fraterno, al dialogo e alla ricomposizione pacifica delle discordie […]. Gli scontri, che si sono intensificati di giorno in giorno, stanno già provocando una grave situazione umanitaria». E aveva invitato le parti in conflitto a cessare le violenze.

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