Nel Tigray stanno finendo le scorte di cibo e carburante. A lanciare l’allarme è Catherine Sozi, direttrice delle Nazioni Unite in Etiopia. L’Onu fornisce regolarmente aiuti alimentari ad almeno 600.000 persone nella regione e «l’assistenza è destinata a essere interrotta se le scorte non vengono rifornite e se il movimento non sarà consentito», ha detto Sozi.
All’orizzonte si profila una grave emergenza umanitaria. Dopo otto giorni di combattimenti tra l’esercito federale e i miliziani del Tplf (il partito al potere a Macallè), centinaia di militari etiopi e di miliziani tigrini sarebbero stati uccisi. Amnesty International ha affermato che «probabilmente» centinaia, di civili sono stati accoltellati o uccisi a colpi di arma da fuoco in un «massacro» nella città di Mai-Kadra. Non si sa chi ne sia stato l’autore, ma alcuni testimoni hanno accusato le forze fedeli al Tplf.
Almeno 7.000 civili hanno attraversato il confine con il Sudan. Sono fuggiti dai combattimento o dalla paura di essere investiti dagli attacchi. Al-Sir Khalid, un commissario per i rifugiati a Kassala, ha detto al programma alla Bbc che alcuni rifugiati avevano camminato per due o tre giorni per sfuggire ai «bombardamenti». Tra essi anche molti soldati etiopi che hanno disertato.
Intanto il governo etiope ha chiesto alle forze del Tigray di arrendersi. Il ministro della difesa, Kenea Yadeta, ha invitato le forze fedeli al Tplf ad arrendersi o a unirsi alla lotta contro «il gruppo estremista» (cioè i leader del Tplf), accusato dal premier Abiy di voler «smantellare l’Etiopia» e di aver commesso «atrocità». Il ministro della Difesa ha quindi annunciato che sarà creata un’amministrazione di transizione nel Tigray.