Tine (ex Amnesty): «Il 3° mandato è come un golpe»

di Stefania Ragusa

Durante la videoconferenza Cedeao del 20 agosto, quella dedicata al colpo di stato maliano, era stato Umaro Sissoco Embaló, capo di stato della Guinea Bissau, a porre la questione irritando non poco i suoi omologhi della Costa d’Avorio e della Guinea Conakry, Alassane Ouattara e Alpha Condé: giusto condannare i golpe, aveva affermato in estrema sintesi, ma l’etichetta “colpo di stato” non può essere apposta solo alla presa del potere manu militari. Colpi di stato sono anche i rimaneggiamenti delle costituzioni volte a garantire un terzo mandato a chi non ne ha diritto. Sulla questione è tornato recentemente Alioune Tine, ex segretario generale di Raddho (African Assembly for the Defense of Human Rights) ed ex direttore di Amnesty International per il Sahel, in occasione della presentazione, a Dakar, del report sullo stato della democrazia in Africa Occidentale realizzato dalla sua nuova organizzazione, l’Afrikajom Center.

Intervistato dalla testata Seneplus ha dichiarato: «Oggi esistono forme di colpi di stato nuove, pulite, che hanno conseguenze più gravi dei colpi di stato militari. Da quando è stata preparata la candidatura del presidente Alpha Condé con il referendum e le elezioni legislative, in Guinea Konakry ci sono state più di cinquanta morti e decine di feriti e sfollati, per non parlare dei detenuti. Assistiamo a una violazione del patto repubblicano e del contratto sociale che riflette l’impotenza della comunità africana e internazionale. I colpi di stato militari in Niger e Mali hanno provocato meno morti e feriti». Quanto alla Costa d’Avorio e alla scelta di ripresentarsi da parte di Ouattara, Tine si dichiara «sbalordito dalla capacità di rimozione e amnesia di chi ha vissuto gli eventi post-elettorali del 2010».

Due patologie, a suo dire, affliggono la democrazia in Africa occidentale: l’ipertrofia dei poteri presidenziali e la crisi del suffragio universale. «Viviamo in una sorta di farsa democratica con la strumentalizzazione politica della legge e della Costituzione e la frode elettorale per rimanere al potere a vita. Il terzo mandato non ha consistenza legale o costituzionale. Non è previsto da nessuna Costituzione. È una lettura che nasce da un laborioso gioco di prestigio interpretativo. È un dirottamento di significato che sembra porsi solo nel costituzionalismo africano. I presidenti accettano inizialmente la limitazione del mandato, poi provano a truccare le carte in corso di partita». Da tutto questo discende una necessità indifferibile: fermare la partita e rinviare le elezioni tanto in Guinea quanto in costa d’Avorio. «La sottoregione si trova in una marcata vulnerabilità con il costante deterioramento della sicurezza e la decomposizione delle istituzioni in diversi Stati. Dobbiamo agire affinché le crisi non si sommino alle altre e creino una vera e propria esplosione».

I bersagli dichiarati di Tine sono Ouattara e Condé, ma è evidente che le sue considerazioni sono rivolte anche a Macky Sall: il possibile terzo mandato del presidente senegalese solleva molte preoccupazioni ma è quasi un argomento tabù.

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