Durante la videoconferenza Cedeao del 20 agosto, quella dedicata al colpo di stato maliano, era stato Umaro Sissoco Embaló, capo di stato della Guinea Bissau, a porre la questione irritando non poco i suoi omologhi della Costa d’Avorio e della Guinea Conakry, Alassane Ouattara e Alpha Condé: giusto condannare i golpe, aveva affermato in estrema sintesi, ma l’etichetta “colpo di stato” non può essere apposta solo alla presa del potere manu militari. Colpi di stato sono anche i rimaneggiamenti delle costituzioni volte a garantire un terzo mandato a chi non ne ha diritto. Sulla questione è tornato recentemente Alioune Tine, ex segretario generale di Raddho (African Assembly for the Defense of Human Rights) ed ex direttore di Amnesty International per il Sahel, in occasione della presentazione, a Dakar, del report sullo stato della democrazia in Africa Occidentale realizzato dalla sua nuova organizzazione, l’Afrikajom Center.
Intervistato dalla testata Seneplus ha dichiarato: «Oggi esistono forme di colpi di stato nuove, pulite, che hanno conseguenze più gravi dei colpi di stato militari. Da quando è stata preparata la candidatura del presidente Alpha Condé con il referendum e le elezioni legislative, in Guinea Konakry ci sono state più di cinquanta morti e decine di feriti e sfollati, per non parlare dei detenuti. Assistiamo a una violazione del patto repubblicano e del contratto sociale che riflette l’impotenza della comunità africana e internazionale. I colpi di stato militari in Niger e Mali hanno provocato meno morti e feriti». Quanto alla Costa d’Avorio e alla scelta di ripresentarsi da parte di Ouattara, Tine si dichiara «sbalordito dalla capacità di rimozione e amnesia di chi ha vissuto gli eventi post-elettorali del 2010».
Due patologie, a suo dire, affliggono la democrazia in Africa occidentale: l’ipertrofia dei poteri presidenziali e la crisi del suffragio universale. «Viviamo in una sorta di farsa democratica con la strumentalizzazione politica della legge e della Costituzione e la frode elettorale per rimanere al potere a vita. Il terzo mandato non ha consistenza legale o costituzionale. Non è previsto da nessuna Costituzione. È una lettura che nasce da un laborioso gioco di prestigio interpretativo. È un dirottamento di significato che sembra porsi solo nel costituzionalismo africano. I presidenti accettano inizialmente la limitazione del mandato, poi provano a truccare le carte in corso di partita». Da tutto questo discende una necessità indifferibile: fermare la partita e rinviare le elezioni tanto in Guinea quanto in costa d’Avorio. «La sottoregione si trova in una marcata vulnerabilità con il costante deterioramento della sicurezza e la decomposizione delle istituzioni in diversi Stati. Dobbiamo agire affinché le crisi non si sommino alle altre e creino una vera e propria esplosione».
I bersagli dichiarati di Tine sono Ouattara e Condé, ma è evidente che le sue considerazioni sono rivolte anche a Macky Sall: il possibile terzo mandato del presidente senegalese solleva molte preoccupazioni ma è quasi un argomento tabù.