La difficile situazione socio-politica che sta vivendo il Togo ha spinto anche l’Arcivescovo emerito di Lomé mons. Philippe Fanoko Kpodzro a rivolgere un accorato appello diretto alle autorità togolesi in una lunga conferenza stampa che è stato trascritta e pubblicata sul sito di informazione letogolais.com.
Kpodzro ha ricordato le parole di papa Francesco pronunciate durante la recente Giornata mondiale della gioventù, quando ha affermato che «la buona politica è al servizio della pace». Ha chiesto la riapertura del dialogo e della mediazione fra le forze politiche e la cessazione della violenza per «la coesione e l’armonia del Togo». L’arcivescovo ha poi messo in dubbio la legittimità delle recenti elezioni legislative che si sono svolte lo scorso 20 dicembre perché non rispecchierebbero la volontà popolare, mettendo in dubbio anche i dati sull’affluenza resi pubblici. Ha infine accusato la Cedeao di aver fallito per aver preso la parte del più forte nella questione togolese. In ultima istanza ha chiesto la realizzazione di riforme costituzionali e la liberazione delle persone ancora imprigionate dopo gli scontri della crisi politica.
Parole di grande forza e franchezza che sembrano rispecchiare la volontà del popolo togolese e che potrebbero tranquillamente valere anche per altri scenari in corso nel continente africano nei quali la dinastia al potere si autoalimenta infrangendo le regole costituzionali attraverso complicità locali e internazionali.
Il 12 febbraio 2018 Kpodzro era già intervenuto per chiedere al governo di Lomé il rispetto della Costituzione. Anche la Chiesa togolese si era già esposta attraverso una dichiarazione pubblicata il mese scorso al termine dell’assemblea generale del clero diocesano di Lomé, in cui dichiarava: «Gli avvenimenti che stiamo vivendo nel nostro Paese sul piano politico e sociale non ci lasciano indifferenti. Le violenze contro le persone, i feriti, i detenuti e i morti che hanno segnato il periodo del dialogo politico sono deplorabili e inaccettabili».
Nel frattempo le manifestazioni dell’opposizione continuano, anche se apparentemente meno seguite rispetto al passato. Sabato scorso, secondo quanto riportato da Rfi, la coalizione d’opposizione togolese C-14, formata da quattordici partiti, è scesa di nuovo per le strade della capitale dopo aver boicottato le elezioni legislative. L’obiettivo della manifestazione era quello di denunciare le irregolarità registrate durante lo scrutinio, considerato un «colpo di Stato elettorale».
Dal luglio 2017 il Togo vive una profonda crisi politica a seguito delle proteste indette dall’opposizione contro il presidente Faure Essozimna Gnassingbé Eyadéma, al potere dal 2005. I dimostranti chiedono in particolare di limitare a due i mandati del presidente e che questa misura sia retroattiva, in modo che Faure Gnassingbé non possa ripresentarsi alle elezioni del 2020 per cercare di ottenere un quarto mandato. Faure Gnassingbé è succeduto alla morte del padre, Gnassingbé Eyadéma, che prese il potere nel 1967 a seguito di un golpe.