Fare un viaggio in Togo, se si visitano certi luoghi, significa fare turismo responsabile. La tragica epoca dello schiavismo, messo per la prima volta fuorilegge nel 1807 dalla Gran Bretagna, rivive infatti sulle coste del Togo in quella che ancora oggi, per non dimenticare, viene chiamata ‘Costa degli Schiavi’. Lunga circa 450 km, corrisponde alle coste del Togo, del Benin e della Nigeria.
Cuore pulsante del commercio negriero in questa zona dell’Africa occidentale era la città di Ouidah, nel vicino Benin. Il Togo invece poteva contare su Agbodrafo tranquilla cittadina che sorge sulla sponda meridionale del lago Togo. Questo antico centro coloniale portoghese, un tempo chiamato ‘Porto Seguro’, fu uno dei più importanti centri per lo smistamento e la vendita degli schiavi. Ancora oggi si può infatti visitare ‘La Maison des Esclaves’ (La Casa degli Schiavi): una struttura coloniale fatiscente, rimasta come era per più di due secoli. Agbodrafo è oggi una meta turistica molto frequentata durante il fine settimana anche dagli abitanti di Lomé in cerca di relax. Da Agbodrafo partono numerose escursioni in piroga vero Togoville, un villaggio sulla sponda settentrionale del lago.
Curiosità: per chi ha la fortuna di poter andare in Togo nel mese di dicembre, da non perdere è il Festival delle Divinità Nere che si tiene ogni anno ad Anheo, antica città coloniale di fine 1800. Divenuto negli anni uno dei più grandi eventi culturali del Togo, scopo del Festival è riunire diverse performances artistiche e culturali internazionali che mantengono radici profonde con i culti e i miti dell’Africa Occidentale, tra i quali primeggia in questa zona il Vudù. Durante la giornata vengono infatti praticati balli tradizionali e sacrifici animali che culminano nel raggiungimento dello stato di trance da parte di alcuni devoti, molti dei quali danzano roteando velocemente su sé stessi avvolti in importanti abiti colorati.
(Valentina Giulia Milani)