Nel quasi totale silenzio dei media, in Togo in questi giorni si sta consumando uno scontro durissimo tra opposizione e potere. Si tratta dello stesso scontro in corso in molti Paesi africani, con vari gradi di intensità. L’opposizione protesta contro il presidente Faure Gnassingbé, rampollo dell’ex presidente suo padre deceduto nel 2005 (ma al potere dal lontano 1967 grazie, naturalmente, a un colpo di Stato), al quale lui è succeduto per nepotismo, grazie ad elezioni truccate che in Africa, di solito, sono vinte dal presidente che le ha indette.
L’opposizione in sostanza vuole interrompere questa dinastia e chiede una riforma costituzionale che preveda il ripristino dei limiti al mandato presidenziale. Di fatto i manifestanti che da giorni scendono in piazza vogliono il ritorno in vigore della Costituzione del 1992. Proteste di questo genere, come dicevamo, sono in corso (o lo sono state fino a poco fa) nella Repubblica democratica del Congo, in Burundi, in Gabon, in Congo Brazzaville.
Ognuna di queste proteste produce un oppositore. Nel caso del Togo oggi questo si chiama Tikpi Atchadman, un uomo di 47 anni che già in passato ha cercato di conquistarsi un posto sulla scena politica sfidando la famiglia al potere. Oggi però Atchadman è riuscito in una operazione che potrebbe realmente creare un precedente in Africa e produrre una svolta in questo piccolo Paese del Golfo di Guinea: è riuscito a unire tutte le anime dell’opposizione in Togo e ha fondato il Partito Nazionale Panafricano in un Paese di circa sette milioni di abitanti e ben 113 partiti.
Inutile dire che nelle proteste di piazza i protagonisti sono soprattutto i giovani che sperano in un Paese aperto politicamente e in grado di offrire loro una chance. Far conoscere la loro protesta è anche un modo per aiutarli a casa loro, come propugnano alcuni politici nostrani.
(Raffaele Masto – Buongiorno Africa)