Ius soli (che sarebbe ius culturae), «razza bianca», «sbarchi zero»… Un’altra campagna elettorale che, come e peggio di altre, si è in buona parte giocata sulla pelle dei migranti. Tema che, qualunque sia il responso delle urne, rimane attuale. Anche perché necessita, in ogni caso, di un buono e fattivo accordo europeo, che non pare così imminente.
Eppure gli italiani non sono solo quelli che occupano lo spazio pubblico a suon d’ignoranza e volgarità. Almeno dagli anni Settanta esiste per esempio una pubblicistica, di nicchia ma non trascurabile, che mette in guardia dai cliché sull’Africa: da quelli manifestamente negativi come pure da quelli “positivi” (l’esotico; il buon selvaggio, nei suoi vari avatar; il ritmo nel sangue, ecc.). Quel che c’è di nuovo, da un po’ di anni in qua – praticamente dall’avvento del Web 2.0 –, è che il discorso “alternativo” non è più appannaggio di poche testate o di inviati illuminati (citiamo Kapucinski per non far torto a nessuno) ma di tanti cittadini comuni.
Non c’è blog, sito o profilo che si occupi d’Africa, che non cominci con una dichiarazione di intenti come: «impegnato nella diffusione di un’informazione sull’Africa che vada oltre gli stereotipi», «guardare all’Africa fuori dai luoghi comuni», «un’altra prospettiva sull’Africa», «smarcare l’Africa dalla percezione comune di essere un “continente da salvare”»…
C’è, in questo, un pizzico di ingenuità – molti hanno l’aria di sentirsi dei pionieri su questo terreno – e anche di veniale presunzione (non basta affermare uno sguardo diverso perché questo lo sia sempre e davvero, e ciò vale anche per chi può vantare maggiore esperienza). Quel che importa è che esiste, oggi, un buon numero di persone con una certa sensibilità. È controintuitivo sostenerlo, viste le folate di razzismo che investono la nostra società. Ma sarebbe un peccato lasciarsi assordare dalla grancassa mediatica, con i suoi personaggi grotteschi e pericolosi, e sottovalutare tutto lo sforzo che si fa in direzione contraria.
Come rivista pensiamo anche ai partecipanti ai “Dialoghi sull’Africa” (prossima edizione: 23-25 novembre), il workshop che ogni anno riproponiamo e che vede i posti andare sempre esauriti. Iniziative analoghe, peraltro, hanno luogo su e giù per la Penisola. E pensiamo a quanti sono degli attivisti o assicurano accoglienza e assistenza. Fra i quali non possiamo non citare, al volgere di un inverno particolarmente nevoso sulle Alpi, i volontari di Rainbow for Africa, che a Bardonecchia hanno assicurato, agli africani in cammino, soccorso sanitario, assistenza legale e un minimo di conforto – oltre a fare il possibile per dissuaderli dall’affrontare il Colle della Scala. “Costringerli” a marciare affondando nella neve, poi, è stata una perla di politique de l’immigration di cui non vorremmo occuparci il prossimo inverno…