Tra proteste e speranze. Quale governance migratoria in Tunisia?

di claudia
migranti

di Giusy Musarò Centro studi AMIStaDeS

I migranti, i rifugiati e i richiedenti asilo in Tunisia affrontano oggi un accesso limitato all’assistenza sanitaria, all’alloggio e all’occupazione, oltre ad essere esposti al rischio di finire vittime di attività illecite e di violenza. Manca un ente pubblico che si occupi della loro gestione. Tale compito è svolto ad oggi quasi esclusivamente dall’UNHCR.

Da aprile 200 persone portano avanti un sit-in antistante l’edificio dell’UNHCR (l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati) a Tunisi, dando seguito alle proteste scoppiate a Zarzis, nel sud del Paese, lo scorso febbraio, innescate dalla riduzione di disponibilità di alloggi nei centri di accoglienza messi a disposizione dall’Agenzia delle Nazioni Unite. I manifestanti chiedono di essere reinsediati in un Paese terzo, dove poter ricevere un’assistenza e condizioni di vita più adeguate. I migranti, i rifugiati e i richiedenti asilo in Tunisia, infatti, affrontano oggi un accesso limitato all’assistenza sanitaria, all’alloggio e all’occupazione, e sono esposti al rischio di essere vittime di attività illecite e di violenza, a causa dell’assenza di un sistema nazionale formale per la loro gestione. L’UNHCR, tuttavia, ha chiarito come il meccanismo di evacuazione umanitaria è una misura di ultima istanza che viene attuata solamente in situazioni di estremo pericolo o in situazioni in cui la fornitura di assistenza e protezione è resa del tutto impossibile.

Dal 2011 la Tunisia ha accolto sempre più spesso rifugiati e migranti in fuga da disordini civili e guerre, in particolare da Siria e Libia, oltre che da molti Paesi dell’Africa Occidentale, come Costa d’Avorio, Mali, Sudan e Somalia. Molti dei rifugiati presenti in Tunisia arrivano nel Paese dopo aver attraversato già altri Paesi, tra cui Algeria o Libia, o dopo aver tentato di attraversare il Mar Mediterraneo nella speranza di poter arrivare in Europa. Alla fine di aprile erano 9.649 i rifugiati e richiedenti asilo registrati in Tunisia, mentre i morti e disastri in mare continuano. L’ultimo naufragio si è registrato solo pochi giorni fa con quattro morti e 10 dispersi al largo delle coste tunisine.

Tuttavia, la Tunisia rappresenta il Paese d’arrivo solamente per pochi. La maggior parte, infatti, spera di ripartire verso l’Europa. Per fare ciò, molti optano per oltrepassare il confine verso la Libia, dove le opportunità di essere rievacuati sono maggiori, e dove il costo per essere trasportati illegalmente verso le coste italiane è molto meno elevato rispetto a quello richiesto in Tunisia.

Difficoltà e sfide per rifugiati e richiedenti asilo

I rifugiati e richiedenti asilo che arrivano nei centri di accoglienza in Tunisia sono legalmente autorizzati a rimanervi per una durata massima di 60 giorni, durante i quali dovrebbero ricevere l’assistenza necessaria per ottenere i documenti necessari a rimanere nel Paese in maniera legale e duratura, e che possano assicurargli protezione e assistenza adeguate. Tuttavia, l’alto numero non permette di esaminare tutte le richieste nei tempi previsti, creando delle situazioni di sovraffollamento e precarietà. 

Sit-in di protesta antistante l’edificio dell’UNHCR a Tunisi (foto AFP)

Ciò in cui spesso rifugiati e richiedenti asilo si ritrovano è un limbo giuridico, in cui non possono essere espulsi, ma allo stesso tempo non possono richiedere un permesso di soggiorno regolare che possa dargli accesso a condizioni lavorative formali e adeguate. Di conseguenza, la maggior parte si ritrova a lavorare in condizioni di informalità e senza nessun tipo di protezione sociale e legale. Inoltre, nonostante gli sforzi fatti negli ultimi anni dal governo tunisino per combattere attività criminali e illecite di cui spesso i rifugiati e richiedenti asilo sono vittime nel Paese, tali atti rimangono spesso impuniti o non vengono sufficientemente riportati alle autorità competenti per mancanza di diritti legali. La tratta di essere umani, in particolare, rimane una delle principali preoccupazioni. Tra aprile 2020 e marzo 2021, sono state identificate 907 vittime di tratta, di cui il 62% per lavoro forzato e 32% sottoposte a tratta sessuale. Le donne migranti, soprattutto provenienti dall’Africa Occidentale, rimangono tra le categorie più vulnerabili.

Politica migratoria e di accoglienza in Tunisia

Dal 2011 in poi la Tunisia si è ritrovata ad essere un luogo di partenza, transito e ritorno per molti migranti e richiedenti asilo. Per far fronte a questa nuova realtà, le autorità pubbliche tunisine hanno avviato da tempo una riflessione sul fenomeno migratorio nel Paese al fine di adottare delle politiche migratorie e di sviluppo adeguate. Tali riflessioni hanno portato nel 2013 all’elaborazione della prima Strategia Nazionale sulla Migrazione, rivista poi nel 2015 e 2017. Una nuova riflessione è stata avviata in preparazione del nuovo piano di sviluppo 2021-2026.

Tuttavia, nonostante la Tunisia garantisca all’interno della sua recente costituzione il diritto all’asilo politico, vietando l’estradizione di rifugiati politici, e abbia firmato la Convenzione di Ginevra sui Rifugiati, manca ancora di un vero e proprio quadro legale che ne regoli la sua applicazione, lasciando i rifugiati e richiedenti asilo in una situazione di estrema vulnerabilità. Nonostante la volontà di creare un quadro legale appropriato, ad oggi non vi è un ente pubblico che si occupi interamente della registrazione e gestione dei migranti e rifugiati sul territorio tunisino: tale compito è svolto quasi esclusivamente dall’UNHCR.

Inoltre, Il fragile contesto politico ed economico che il Paese si ritrova ad affrontare oggi rende difficile pensare ed offrire soluzioni a lungo termine per una gestione duratura e sostenibile dei rifugiati e richiedenti asilo.

L’obiettivo finale dovrebbe essere quello di creare una governance della migrazione che coinvolga non solo le autorità governative, ma anche le organizzazioni internazionali, gli enti locali, ed i Paesi di destinazione finali delle rotte migratorie intraprese. Gli accordi firmati da molti Paesi europei, tra cui l’Italia, sulla riammissione dei migranti provenienti dalla Tunisia, dovrebbero tenere maggiormente conto delle condizioni politiche ed economiche attuali del Paese, al fine di trovare insieme delle soluzioni più sostenibili nel tempo, che possano fornire a coloro che migrano condizioni di vita più dignitose e delle prospettive future migliori nel pieno rispetto dei loro diritti umani e civili.

Sitografia

https://euromedrights.org/migrants-and-refugees-in-tunisia/

https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/03/05/tunisia-da-oltre-un-mese-oltre-100-migranti-protestano-davanti-alle-sedi-della-unhcr-reinsediamento-lento-e-pocket-money-sospesi/6516253/

https://www.reuters.com/world/africa/least-12-dead-another-10-missing-four-migrant-boats-sink-off-tunisia-2022-04-23/

2021: Human Trafficking Report Tunisia, https://www.state.gov/reports/2021-trafficking-in-persons-report/tunisia/

Condividi

Altre letture correlate: