Il neo Presidente degli Stati Uniti Donald Trump è un pericolo per l’Africa? Sono in molti a chiederselo nel continente alla vigilia del suo insediamento alla Casa Bianca (che avverrà oggi, 20 gennaio). E sono in molti a esprimere scetticismo sulle politiche che l’ex costruttore newyorkese potrebbe mettere in atto.
La prima grande preoccupazione è di carattere economico. In Africa, si teme che Trump voglia scatenare una guerra commerciale con la Cina. Ciò potrebbe avere, tra le varie conseguenze, anche quella di portare a una riduzione dei prezzi delle materie prime. I sistemi economici di molti Paesi africani dipendono però proprio dall’andamento dei prezzi delle materie prime (petrolio in primis) e ciò significherebbe un tracollo.
A ciò si aggiunge l’annuncio della volontà di ridurre gli aiuti allo sviluppo. Attualmente, gli Stati Uniti sono il più grande donatore di aiuti bilaterali a livello mondiale. L’anno scorso Washington ha speso 31 miliardi di dollari in gran parte di questi fondi andare in Africa. In un’intervista con il Washington Post, però, Trump ha detto che la sua presidenza si concentrerà sui programmi interni, piuttosto che sugli aiuti all’estero: «Non abbiamo soldi per l’istruzione nel nostro Paese, perché dovremmo spendere soldi all’estero? Dobbiamo prenderci cura di noi stessi». Una brutta notizia per l’Africa.
Dal punto di vista politico, le perplessità sono ancora più forti. Trump non ha mai nascosto la sua ammirazione per i Presidenti forti. Più volte si è detto ammiratore di Vladimir Putin e di Saddam Hussein. In Africa, probabilmente, non si farà scrupolo si sostenere uomini politici di dubbia moralità. Non è un caso che, appena eletto, abbia ricevuto le congratulazioni da parte del burundese Pierre Nkurunziza e dell’ugandese Yoweri Museveni. Non proprio due campioni della democrazia.
Trump infine non ha fatto mistero della sua avversione verso gli immigrati. Durante la campagna elettorale si è scagliato contro la comunità somala, molto forte in Minnesota. A suo dire, i somali sarebbero la quinta colonna di al Shabaab negli Stati Uniti. Le dichiarazioni di Trump hanno scatenato forti reazioni di condanna, ma hanno anche «lisciato il pelo» alle frange più estremiste che lo hanno sostenuto sia in patria, sia altrove.
Il suo insediamento quindi porterà un cambio di direzione rispetto alle politiche di Barack Obama. La speranza è che le dichiarazioni roboanti non si trasformino tutte in azione.