Non mancano nemmeno le nazioni africane nella lista dei Paesi interessati dalle tariffe che gli Stati Uniti applicheranno d’ora in avanti sui prodotti importati. Se l’attenzione dei media europei, subito dopo l’intervento di Donald Trump, è stata diretta a Unione Europea, Cina, Canada e alle possibili reazioni, in Africa a fronte di una serie di dazi minimi del 10% imposti su molti Paesi, ce ne sono alcuni che vedranno aumenti molto più consistenti.
Ai prodotti provenienti dal Sudafrica da adesso in poi saranno applicati dazi del 30%. Peggio è andata al Lesotho (50%), al Madagascar (47%), alle Mauritius (40%) e al Botswana (37%). Anche le esportazioni nigeriane sono state colpite, con un dazio del 14%.
Kenya, Ghana, Etiopia, Tanzania, Uganda, Senegal e Liberia sono tra i Paesi che dovranno pagare la tariffa di base del 10%. Trump ha detto che le tariffe reciproche, ovvero quelle superiori al 10%, sono “per i Paesi che ci trattano male”.
Il Sudafrica è incluso nella lista dei Paesi considerati tra i “peggiori trasgressori”, che comprende anche Cina, Giappone e Unione Europea. Secondo i conteggi dell’amministrazione statunitense, il Sudafrica applicherebbe dazi del 60% sulle importazioni dagli Stati Uniti, anche se non si tratta solo di tariffe, e a sua volta, Trump ha detto che il suo Paese applicherà una tariffa “scontata” del 30% sul Sudafrica. “Stiamo pagando loro miliardi di dollari e abbiamo tagliato i finanziamenti perché in Sudafrica stanno succedendo molte cose brutte”, ha sostenuto Trump prima di continuare a nominare altri Paesi. Il riferimento è a una riforma agraria che Trump e il suo alleato, il miliardario di origine sudafricana Elon Musk, considerano lesiva dei diritti degli agricoltori bianchi del Paese africano.
In una dichiarazione, la presidenza sudafricana ha condannato le nuove tariffe considerandole “punitive” e affermando che potrebbero “fungere da barriera al commercio e alla prosperità comune”.