Alcune centinaia di persone – circa 400, secondo il ministero dell’Interno – hanno manifestato ieri nel centro di Tunisi per protestare contro le misure eccezionali in vigore su decisione del presidente Kais Saied e per difendere la democrazia e la Costituzione del 2014. La protesta, che coincideva con la festa del Martiri del 1938, è stata promossa dal movimento politico Ennahda, che era in maggioranza in Parlamento prima della sospensione e della dissoluzione dell’Assemblea.
Con un comunicato diffuso in serata, il ministero dell’Interno ha dichiarato di aver ricevuto informazioni sulla distribuzione di denaro per incoraggiare le persone a partecipare alla manifestazione snodatasi sul viale Habib Bourguiba. Uno dei partecipanti, originario del sud della Tunisia, avrebbe ammesso di aver ricevuto 140 dinari (circa 43 euro) da parte degli organizzatori.
Il clima politico è sempre più teso in questi giorni, da quando Saied ha sciolto il Parlamento, che aveva già sospeso dal 25 luglio, a seguito di una sessione plenaria dissidente capeggiata dagli islamisti di Ennahda. Parte dell’opinione ritiene il giro di vita operato da Saied un ‘golpe di velluto’, ma i sondaggi regolarmente effettuati da Emrhod Consulting, continuano a dare il presidente in cima nei sondaggi.
Onu, Usa, Ue, hanno diffuso comunicati esprimendo preoccupazioni per quella che appare come una svolta anti-democratica ma le grandi istituzioni finanziarie internazionali continuano a trattare con Tunisi e a concedere finanziamenti. A fine marzo, il commissario europeo per le Politiche di vicinato e l’allargamento, Oliver Verhelyi, ha persino affermato che l’Europa è pronta a mobilitare circa quattro miliardi di euro per investimenti e per riportare crescita economica e occupazione in Tunisia. Una delegazione di eurodeputati è attesa da oggi a mercoledì per verificare i progressi del Paese sulla strada delle riforme politiche e del ritorno alla stabilità istituzionale.
Kais Saied ha annunciato lo scorso 25 luglio il congelamento dei poteri del parlamento, la revoca dell’immunità parlamentare e la destituzione dell’allora capo del governo, Hichem Mechichi. Il provvedimento ha seguito mesi di braccio di ferro tra presidente e primo ministro e dopo proteste contro il partito di maggioranza Ennahda e i fallimenti del governo nella gestione del coronavirus. Saied ha fatto della lotta alla corruzione e al malgoverno il suo leitmotiv. Ha emanato all’inizio di quest’anno un decreto che scioglie il Consiglio superiore della magistratura, organo preposto a garantire il corretto svolgimento della giustizia e l’indipendenza della magistratura, e nomina la maggior parte delle cariche giudiziarie nel Paese. L’Alto Commissario per i diritti umani, Michelle Bachelet, avvertì all’epoca che lo scioglimento del Csm avrebbe gravemente compromesso lo stato di diritto, la separazione dei poteri e l’indipendenza della magistratura in Tunisia. Saied intende inoltre modificare la Costituzione e convocare elezioni a fine anno