di Céline Camoin
Dopo le elezioni presidenziali che hanno visto la vittoria di Kais Saied, riconfermato con il 90,7% dei voti, si levano preoccupazioni sia in Tunisia che e a livello internazionali sulle sorti del Paese, l’unica democrazia emersa dalle rivolte della Primavera araba.
Le recenti elezioni presidenziali in Tunisia, svoltesi il 6 ottobre 2024, hanno visto la riconferma di Kais Saied con il 90,7% dei voti, un risultato talmente netto che ha suscitato critiche e preoccupazioni sia all’interno del Paese sia a livello internazionale. In una nota diffusa anche in rete, la Federazione Internazionale per i Diritti Umani (Fidh) ha denunciato la natura “antidemocratica” del processo elettorale, sostenendo che la Tunisia sta imboccando un percorso verso l’autoritarismo e la repressione, invertendo le conquiste democratiche ottenute dopo la rivoluzione del 2011.
Uno dei dati più significativi di queste elezioni è stato il tasso di partecipazione, che si è attestato al 28,8%, il più basso registrato dall’inizio della transizione democratica tunisina. Secondo la Fidh, l’Alta Autorità Elettorale Indipendente (Isie), che formalmente dovrebbe garantire la trasparenza del voto, è di fatto sotto il controllo di Saied e ne avrebbe dato dimostrazione ignorando una decisione del Tribunale Amministrativo che ordinava il reintegro di tre candidati esclusi dalla competizione.
L’Isie ha inoltre respinto le richieste di osservazione elettorale da parte di organizzazioni della società civile, come I-Watch e Mourakiboun, che invece avevano monitorato i precedenti appuntamenti elettorali, a partire dal 2011. Queste decisioni, combinate con il divieto di accredito ai giornalisti stranieri, avrebbero creato un ambiente privo di trasparenza e controllo indipendente, suscitando accuse di manipolazione e irregolarità.
Oltre alle questioni legate al processo elettorale, l’attuale governo tunisino è stato accusato di una campagna di repressione contro gli oppositori politici e i difensori dei diritti umani. Di recente, l’attivista Chaima Issa è stata condannata a sei mesi di carcere con la condizionale per aver espresso opinioni critiche sull’esercito tunisino, mentre l’avvocato Sonia Dahmani è stata arrestata e processata per osservazioni critiche rilasciate in televisione.
La Fidh ha inoltre espresso forti riverve verso i partner internazionali della Tunisia, con particolare riferimento all’Unione Europea, accusata di non aver adottato una posizione ferma. L’organizzazione ha sostenuto come l’Ue, impegnata in accordi di gestione dei flussi migratori con la Tunisia, rischi di diventare complice nella violazione dei diritti umani, esternalizzando la gestione dei migranti a un governo sempre più autoritario.