Tunisia: ennesimo braccio di ferro e duro colpo per democrazia

di Valentina Milani

Nuovo giro di vite e nuovo inasprimento delle tensioni politiche in Tunisia, dove ieri si è assistito a un energico braccio di ferro concluso da un ennesimo duro colpo per la democrazia. Mentre un gruppo di oltre 120 deputati tenevano una seduta plenaria online per annullare le misure eccezionali messe in atto dal capo di Stato, Kais Saied, il 25 luglio, tra cui il congelamento del Parlamento, lo stesso Saied, in rappresaglia, ha deciso e attuato con decreto lo scioglimento dell’Assemblea.

Mentre si attendono le reazioni di Ennahda, il partito islamista di maggioranza e sotto la guida del quale si è tenuta la sessione “ribelle”, e quella della potente centrale sindacale Ugtt, iniziano ad arrivare commenti sulla decisione del presidente.

Si è già espressa la deputata Abir Moussi, leader del Partito desturiano libero (Pdl), in forte contrasto con la leadership islamista dell’Assemblea. Moussi ha chiesto la convocazione di elezioni parlamentati al più presto, ha detto che non c’era più tempo di aspettare il referendum costituzionale (voluto da Saied) e si è rallegrata di vedere sciolto “il parlamento di (Rached) Ghannouchi e della Fratellanza (musulmana) Il Parlamento che chiamava le donne tunisine prostitute e che ha visto sotto il suo tetto donne aggredite e insultate”. Secondo il sito Kapitalis, il Pdl è dato per favorito nei sondaggi su possibili elezioni legislative. L’appello di Moussi sarebbe dunque sostenuto da ampio consenso.

Una “pericolosa escalation che potrebbe complicare ulteriormente la crisi in corso” sin dall’annuncio delle misure presidenziali eccezionali il 25 luglio: così l’Osservatorio euromediterraneo dei diritti umani (Euromed Monitor), organizzazione indipendente con sede a Ginevra, ha definito l’ultimo decreto del presidente Saied. L’Euromed Monitor sostiene che la mossa del presidente viola la Costituzione: “Il presidente Saied non può fondare la sua decisione sull’articolo 72 della Costituzione, poiché tale paragrafo prevede che il presidente della Repubblica è il capo dello Stato, simbolo della sua unità, ne garantisce l’indipendenza e la continuità e assicura il rispetto della Costituzione”.

Sciogliendo il Parlamento, si legge nel comunicato dell’Osservatorio, fondato oltre dieci anni fa, “il presidente Saied ha inferto un duro colpo al progetto democratico in Tunisia. Mantenere l’esistenza del Parlamento chiaramente non rappresenta una minaccia per l’indipendenza o la continuità del Paese”, ha precisato l’Osservatorio. Il presidente tunisino, secondo gli stessi analisti, “continua ad adottare misure che contraddicono i suoi doveri costituzionali, e agisce, non appena vengono annunciate le misure eccezionali, in modo unilaterale senza rispettare la costituzione, che si era comunque impegnato a rispettare sin dal suo insediamento”.

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