Si svolgono oggi a Tunisi le esequie solenni di Lina Ben Mhenni, morta ieri all’età di 36 anni per una malattia ai reni di cui soffriva dall’infanzia e malgrado il trapianto di un rene donatole da sua madre. Lina era A Tunisian Girl – così s’intitola il suo blog trilingue, online dal 2009. Non una “blogger da tastiera” ma una militante presente per le strade, sulle piazze – anche se non amava attribuirsi questo termine («Un militante è qualcosa di sacro per me. Io mi considero forse una piccola, piccolissima attivista per i diritti umani»). Con la sua macchina fotografica era presente quel 17 dicembre 2010 a Sidi Bouzid, dove un giovane – si chiamava Mohamed Bouazizi – si era dato alle fiamme per protesta, innescando così la Rivoluzione dei Gelsomini. Ma il suo impegno era già iniziato prima, denunciando corruzione e abusi quando la censura del regime teneva gli occhi ben aperti.
Lina Ben Mhenni, che aveva assorbito in famiglia la sensibilità per i diritti umani, era ben presto diventata un emblema della primavera tunisina che ha portato al rovesciamento di Ben Ali e a un travagliato cammino verso la democrazia. Ha continuato a essere attiva e vigile fino all’ultimo giorno. Nel post conclusivo del suo blog, datato 19 gennaio, ringraziava tutti coloro che le stavano vicino. Era appena tornata da un controllo medico, ma «da ieri sono su una nuvola, una nuvola di felicità» per una festa-sorpresa che gli amici le avevano fatto. Al tempo stesso si sentiva amareggiata, soprattutto dopo essere andata a visitare «alcune famiglie dei martiri e alcuni feriti che erano quasi soli e abbandonati. Purtroppo il numero di quanti li sostengono diminuisce ogni anno di più. Mi amareggia vedere le divisioni e udire certi slogan che non hanno niente a che vedere con gli slogan rivoluzionari che scandivamo nel 2010-11».
Per la sua determinazione è stata chiamata “guerriera”, “resistente”, “voce della rivolta tunisina”. Ricorda Malek Khadraoui, direttore della testata online di giornalismo indipendente e investigativo Inkyfada, che per tanti lei era semplicemente una “sorella”. «Lina suonava l’allerta, è diventata per sempre una delle figure più importanti della Rivoluzione – scrive Inkyfada nel suo necrologio –, proseguendo la sua lotta fino alla fine. Ci ha lasciato un’icona, ma ha tracciato il cammino. Pace alla tua anima, Lina».