I giudici di Tunisia osservano a partire da ieri uno sciopero in tutti i tribunali e per tutta la settimana, con possibilità di rinnovo, in reazione alla destituzione, senza possibilità di ricorso, di 57 giudici, da parte del presidente della la Repubblica Kais Saied. Solo i casi urgentissimi e i casi di terrorismo continueranno ad essere trattati. Nella decisione di sciopero sono state rappresentate tutte le strutture sindacali A seguito del Consiglio nazionale straordinario dell’Associazione dei magistrati tunisini (Amt), sono stati deliberati anche sit-in aperti in tutti gli uffici e le strutture sindacali e giudiziarie.
Il presidente tunisino Kais Saed ha licenziato la scorsa settimana 57 giudici, accusandoli di corruzione e di aver protetto dei terroristi, in un’epurazione della magistratura che arriva mentre cerca di rimodellare il sistema politico dopo aver preso quasi tutto il potere. Il decreto che formalizza il licenziamento dei giudici è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. In un discorso televisivo, il presidente ha detto di aver dato “un avvertimento dopo l’altro” alla magistratura affinché “si purifichi”.
Il 12 febbraio, Saied ha firmato un decreto legge che istituisce il Consiglio superiore della magistratura provvisorio” in sostituzione del Consiglio superiore della magistratura (Csm – organo costituzionale indipendente), suscitando l’indignazione e l’ostilità di molti organi giudiziari e forze politiche. In più di un’occasione, il presidente tunisino ha accusato il Csm di mancanza di indipendenza e gli ha contestato di prolungare i procedimenti giudiziari in alcuni casi.
La Tunisia soffre di un’acuta crisi politica dal 25 luglio dello scorso anno, quando Saied ha imposto “misure eccezionali”, destituendo il capo del governo, sospendendo le attività del Parlamento prima di scioglierlo il 30 marzo 2022 e legiferando per decreto. Diverse forze politiche e civili tunisine respingono queste misure come un “colpo di Stato contro la Costituzione”, mentre altre forze le considerano una “restaurazione del processo rivoluzionario del 2011”, che ha fatto cadere l’ex presidente Zine El Abidine Ben Ali.
Saied, che ha iniziato un mandato presidenziale di cinque anni nel 2019, ha dichiarato che le sue decisioni sono state prese nell’ambito della Costituzione per proteggere lo Stato “da un pericolo imminente”, sottolineando la conservazione dei diritti e delle libertà.