Mounir Baatour è un uomo coraggioso. È il primo candidato apertamente omosessuale e musulmano pronto a candidarsi alle elezioni presidenziali del prossimo 17 novembre in Tunisia. Paese nel quale è illegale la pratica dell’omosessualità.
Baatour non è uno sconosciuto. Leader del Partito liberale, Mounir Baatour lavora da anni come avvocato e attivista per i diritti Lgbtq ed è inoltre il presidente di Shams, la prima associazione tunisina, nata subito dopo la primavera araba del 2011, che si batte per la comunità omosessuale.
Vent’anni fa non ha avuto paura di fare coming out e dichiarare apertamente la sua «diversità». «Quando c’è stato bisogno di dichiarare la mia natura non ho avuto problemi e ho pagato di persona – ha dichiarato in un’intervista all’Indipendent -. Nel 2013 sono stato messo in prigione con l’accusa di sodomia. Sono stato dietro le sbarre per tre mesi. Non me ne vergogno. Nessuno di noi dovrebbe vergognarsi».
Essere omosessuale in Tunisia non è semplice. Oltre a essere illegale, non è accettata moralmente. Secondo i dati forniti da Arab Barometer, solo il 7% della popolazione considera gay e lesbiche come membri a tutti gli effetti della comunità. Ma questa situazione è comune in tutto il Nord Africa. In Mauritania e in Sudan, l’omosessualità è condannata con la pena di morte. In Marocco, Libia ed Egitto è illegale. La situazione migliore è quella dell’Algeria dove, sebbene sia illegale, le pene non vengo applicate da anni. Per la comunità Lgbt, quasi tutta l’Africa è off limits. Solo il Sudafrica riconosce i diritti di gay e lesbiche e addirittura ha legalizzato il matrimonio tra persone dello stesso sesso.
«È necessario aprire un dibattito sul tema in Tunisia – ha dichiarato Baatour -. Non dico che si debba promuovere l’omosessualità, ma si dovrebbe percorrere la strada della depenalizzazione. Gli omosessuali non fanno male a nessuno. Dovrebbero essere liberi di fare ciò che vogliono con il loro corpo. Se, come ha detto Kais Saied (il candidato rivale alle presidenziali), l’omosessualità è una malattia, allora devo chiedere perché vengano messe in carcere persone malate».
La battaglia di Baatour però non è limitata ai diritti della comunità Lgbt. Come candidato si batte per un ampliamento dei diritti civili in Tunisia. «Dopo molti anni di lotta per i diritti delle minoranze – ha dichiarato – ho capito che nessuno può fare questo lavoro meglio di me. La Tunisia ha bisogno di un programma democratico che includa le differenti identità, culture, fedi e lingue. Il nostro programma ha l’obiettivo di democratizzare il potere, rafforzare il parlamento e dare più peso alle istituzioni locali».