“La dignità e i diritti dei cittadini tunisini in Italia restano ai margini degli incontri tra le autorità tunisine e italiane questi incontri. Dal 2016, l’Italia ha operato più di 500 voli charter verso la Tunisia per espellere gli immigrati tunisini”. Lo denuncia oggi in un comunicato il Forum tunisino per i diritti economici e sociali, un’Ong locale che ha organizzato una manifestazione oggi davanti all’ambasciata d’Italia a Tunisi, in concomitanza con la visita della presidente del consiglio italiano dei ministri, Giorgia Meloni.
Secondo l’Ong, i cittadini tunisini restano la nazionalità principale detenuta nei centri di deportazione italiani ed espulsi con la forza, nonostante la decisione della Corte europea dei diritti dell’uomo che ha condannato il governo italiano per la deportazione di migranti irregolari nell’articolo 3 sui trattamenti inumani e degradanti e nell’articolo 5 sul diritto all’immigrazione clandestina la libertà e sicurezza, e l’articolo quattro sulle deportazioni forzate di massa.
“Fin dal loro arrivo, gli immigrati tunisini in Italia sono stati sottoposti a screening dell’identità e violazioni sistematiche nei centri di detenzione, tra cui violenza fisica e psicologica, privazione dei diritti, morti sospette e privazione del diritto alla protezione internazionale”, si legge nel comunicato.
Il Forum tunisino per i diritti economici e sociali rinnova l’appello a fermare i percorsi di cooperazione ingiusta sui temi dell’immigrazione. Chiede la fine delle violazioni contro gli immigrati tunisini in Italia, comprese la detenzione e la deportazione forzata di massa basata sull’identità, così come gli insulti e le morti sospette.
“Ci rifiutiamo di rendere le politiche, le leggi e le pratiche di fatto contro i migranti in Italia e Tunisia un modello da seguire. Condanniamo questo e chiediamo politiche alternative e soluzioni sostenibili che tutelino i diritti. Gli attuali leader europei, in particolare il Primo Ministro italiano, non saranno partner affidabili poiché sostengono approcci razzisti e genocidi sia sulla terra che in mare”, si legge nel testo sul sito web dell’organizzazione.