Tunisia, quattordicesimo anniversario della Rivoluzione dei Gelsomini

di claudia

Sono trascorsi quattordici anni dal drammatico gesto con cui il giovane Mohamed Bouazizi diede inconsapevolmente il via alla Rivoluzione dei gelsomini e alla cosiddetta stagione delle Primavere arabe. Era il 17 dicembre del 2010 quando Bouazizi, venditore ambulante di Sidi Bouzid, si diede fuoco in segno di protesta contro gli agenti di polizia che gli avevano confiscato la merce e lo avevano umiliato. Bouazizi morì il successivo 4 gennaio, ma il suo gesto e poi la sua morte innescarono una rivolta che portò il 14 gennaio alla caduta dell’allora presidente Zine El Abidine Ben Ali.

 “Sono già trascorsi 14 anni e ci aspettiamo ancora che questa rivoluzione, per quanto incompiuta, dia i suoi frutti e sveli tutti i suoi segreti”. In questi termini esordisce oggi il quotidiano tunisino La Presse, evocando l’anniversario del 17 dicembre 2010, in cui un giovane ambulante, Mohamed Bouazizi, si diede fuoco davanti al palazzo del governatorato di Sidi Bouzid a seguito della volontà delle autorità di revocargli la licenza, portando alla nascita del movimento della Primavera Araba, un insieme di movimenti popolari che si svilupparono in diverse nazioni arabe.

“Era come oggi, 17 dicembre 2010. È stato un grande giorno, quando tutto il popolo si è schierato come un sol uomo contro un regime autoritario che si è concluso, in meno di un mese, con il collasso come un castello di carte. E quello successivo, decretato sotto l’influenza di un Islam politico improvvisato e opportunista, ha dissipato tutti i nostri sogni e ambizioni e ha preso i nostri beni comuni come bottino di guerra. Tutto era parziale, in nome di una cosiddetta transizione democratica fittizia”, prosegue il quotidiano, chiedendosi cosa resti oggi di una rivoluzione “confiscata”, conclusasi con “un fiasco su tutti i fronti”.

In Tunisia, la Primavera Araba ha portato alla caduta del presidente Zine el-Abidine Ben Ali dopo 23 anni di regime autoritario. Con lo svolgimento delle prime elezioni libere del 2011, la Tunisia è stata governata dalla coalizione nata tra Ennahda – un partito di ispirazione islamica -, il Congresso per la Repubblica ed Ettakatol, e istigatrice dell’approvazione di una nuova Costituzione nel 2014 e dell’elezione del primo presidente frutto di un’elezione democratica e trasparente Béji Caïd Essebsi. Tuttavia, da allora ondate di proteste hanno regolarmente messo sotto accusa i protagonisti del panorama politico tunisino. Dopo la morte di Essebsi nel 2019, le elezioni presidenziali proiettarono a capo dello Stato un nuovo arrivato nel mondo politico, un giurista e accademico specializzato in diritto costituzionale Kaïs Saïed. Tuttavia, nel 2021, Saïed sciolse l’Autorità provvisoria incaricata del controllo di costituzionalità e si concesse il diritto di governare per decreto, recuperando di fatto l’intero potere legislativo. In seguito lo svolgimento di un referendum costituzionale portò nel luglio 2022 alla promulgazione di una nuova Costituzione – istituendo tra le altre cose un sistema presidenziale -, nonostante un tasso di partecipazione di poco superiore al 30% degli iscritti.

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