Tunisia/2 – Una testimone: sparavano e non sapevamo che cosa fare

di Enrico Casale
attentato a Sousse

In Tunisia, a Sousse, sulla costa centro-orientale, sono stati attaccati due alberghi frequentati soprattutto da turisti europei: sono morte almeno 27 persone, tra cui diversi turisti e l’attentatore. Secondo le autorità, l’assalto è stato condotto da almeno due terroristi, uno dei quali, armato di kalashnikov, è stato ucciso dalle forze di polizia in uno scontro a fuoco avvenuto sulla spiaggia. L’altro è stato catturato poco dopo. Gli hotel finiti nel mirino sono l’Hotel Riu Imperial e il Port el Kantaoui. I turisti terrorizzati hanno raccontato di essersi barricati per sfuggire alla furia jihadista. Al momento nessun gruppo ha rivendicato l’attacco, tuttavia nei giorni scorsi lo Stato islamico aveva lanciato un appello ad aumentare gli attentati nel mese di Ramadan.
Il ministero dell’Interno tunisino conferma che i morti sono soprattutto turisti ma non si conoscono le nazionalità, anche se le radio locali affermano che le vittime sono soprattutto tedesche e britanniche. La zona, infati, è molto frequentata da turisti provenienti dalla Gran Bretagna.
Su Instagram sono comparse subito alcune foto di un uomo fra i 60 e i 70 anni, in costume da bagno, che giace in una pozza di sangue sulla spiaggia.
David Schofield, in vacanza nel resort, ha raccontato di aver udito «una forte esplosione» mentre si trovava a bordo piscina. A quel punto, gli ospiti della struttura hanno cominciato a fuggire verso l’hotel. «Dicevano che c’erano uomini sulla spiaggia che sparavano. Non sapevamo cosa fare», ha riferito.
Una testimone di Dublino ha raccontato alla radio pubblica irlandese Rte di aver appena fatto in tempo a raccogliere i suoi figli dall’acqua, una volta sentiti i primi spari, per poi rifugiarsi in hotel. «Era circa mezzogiorno e ho visto a circa 500 metri da me una piccola mongolfiera venire giù e poi subito una sparatoria. Poi ho visto alcune persone correre verso di me, io pensavo fossero fuochi d’artificio». Poi, appunto, la presa di coscienza. «Ho pensato, “oh mio Dio, sembrano colpi d’arma da fuoco”, così sono corsa in mare, ho acchiappato i miei figli e le nostre cose e mentre correvo verso l’hotel i camerieri e il personale gridavano “correte! correte!”. Così siamo corsi verso il nostro bungalow e siamo ancora intrappolati qui dentro. Non sappiamo che cosa sta succedendo».
(26/06/2015 Fonte: Agi)

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