Il turismo è una voce sempre più importante per l’economia africana. Secondo un rapporto della Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo (Unctad) pubblicato ieri, mercoledì 5 luglio, dal 2011 al 2014, il comparto ha contribuito in media all’8,5% del Pil del continente. Per alcune piccole nazioni insulari, questa percentuale supera il 50%, le Seychelles hanno raggiunto addirittura il 62%. Ogni anno, il continente ha attirato 56 milioni di visitatori, contro i 24 nel 1995.
Il turismo genera lavoro. Si calcola che complessivamente siano almeno 24 milioni le persone che traggono da vivere dal comparto. Il turismo in Africa è giovane oltre la metà degli addetti ha meno di 25 anni. Ma, soprattutto è donna: 47% dei lavoratori, un terzo dei responsabili delle aziende turistiche e un terzo dei ministri del turismo.
«Quattro turisti su 10 sono africani – spiega Milasoa Cherel-Robson, economista della divisione Afrique dell’Unctad, interpellata dal sito jeuneafrique.com -. Esiste quindi un grande potenziale interno. Va detto inoltre che settore è riuscito a resistere nonostante i conflitti o le pandemie come quella dell’ebola. Si tratta di un fattore di sviluppo sostenibile, ma stimiamo che sia ancora al di sotto delle sue capacità. Come proposto nei piani di sviluppo dell’Unione africana, dobbiamo lavorare per raddoppiare il contributo del turismo al Pil dell’Africa».
Come per promuovere il turismo africano? «Dobbiamo accelerare il processo di integrazione regionale – continua Milasoa Cherel-Robson -. I turisti africani consumano prodotti locali, producendo un effetto volano sulle economie africane e aumentando i margini di guadagno. I turisti stranieri invece chiedono cibo particolare o tecnologie specifiche che riducono i benefici per il Paese visitato. È poi necessario sviluppare l’intera gamma di turismo: d’affari, congressuale e medico. In quest’ultimo ambito, il Sudafrica è un’eccellenza, con 2,5 milioni di visitatori per ragioni mediche ogni anno».
Il rapporto scommette sul turismo come fattore di pacificazione del continente. Dove c’è commercio, è la tesi, c’è meno conflitto. E, a sua volta, dove c’è pace c’è più turismo. «L’Africa ha un potenziale enorme – conclude Milasoa Cherel-Robson -. Pensiamo solo al fatto che nel continente sono presenti 90 siti elencati come Patrimonio dell’Umanità…».